by Roberta Rianna | 2 Novembre 2020 11:52
C’è un nuovo gruppo di pressione, finora silenzioso, che bussa alla porta di Palazzo Chigi: è quello rappresentato dalle case editrici storiche di turismo e arte. Un vero patrimonio del nostro Paese, costituito per lo più da piccole e medie imprese e fortemente penalizzato (tanto quanto gli operatori del turismo) dalle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria. Una categoria che ora si compatta e lancia un fragoroso appello al governo chiedendo aiuti mirati. E a cui – per la storia e la crisi che ci accomuna – ci sentiamo di aderire anche noi de L’Agenzia di Viaggi Magazine con la nostra società Editoriale 3.0.
«Fino a marzo 2020 i nostri prodotti editoriali, alcuni dei quali dedicati a bambini e ragazzi, sono stati commercializzati in gran numero anche attraverso tutti i bookshop museali del Paese – in questi mesi quasi tutti chiusi – che assorbono dal 50% all’80% della nostra produzione editoriale», scrivono in un documento congiunto Archeolibri, Diano Libri, Palombi Editori, Lozzi Roma, Vision, Altair4 Multimedia, Arbor Sapientiae, Ed. Bella Immagine, Ed. Cartografiche Lozzi, Iter Edizioni, L’Erma di Bretschneider, Lozzi Editori, Lozzi Publishing e RS Life360.
«Le case editrici di turismo e d’arte – si legge ancora – sono particolarmente esposte a una grave fragilità: vivono le difficoltà dell’editoria del nostro settore sommate all’assenza pressoché totale di turismo che soffoca alberghi e tour operator. I provvedimenti fin qui presi dal governo – e ancor più quelli che seguono il dpcm del 24 ottobre[1], tra cui il ristoro a fondo perduto – sono rivolti soprattutto al mondo del turismo, ma non contemplano il caso di aziende editoriali come le nostre il cui mercato ha avuto un crollo delle vendite dell’80-90% nel lungo periodo compreso tra marzo e settembre di quest’anno».
Ma non finisce qui. «La pandemia mondiale in espansione, le norme stringenti vigenti in quasi tutti i Paesi e in Italia confermano che ci attendono altri lunghi mesi di inattività. Quindi, senza prospettive – affermano le case editrici di turismo e arte – le misure di sostegno economico fin ora messe in campo dal governo rischiano di risultare inutili perché poco mirate Ci stiamo indebitando per continuare a sostenere le spese correnti senza sapere come riusciremo a restituire il denaro preso in prestito».
Da qui le richieste al governo:
a) Tenere sempre in considerazione il settore editoriale di turismo e d’arte nei prossimi provvedimenti legati a specifici progetti riguardanti l’editoria e/o il turismo. «Infatti – spiegano – il codice Ateco 58.1 (editori di libri) esclude le nostre aziende da importanti interventi a sostegno del turismo, limitandoli agli operatori turistici, come ad esempio nel caso dell’articolo 77 del dl 104/2020 che riguarda misure attuate unicamente per il settore turistico, non includendo il nostro che dipende direttamente dalle presenze del turismo straniero nelle città d’arte e nei principali siti archeologici italiani».
b) Includere nei provvedimenti predisposti per gli operatori turistici anche le case editrici aventi caratteristiche specifiche, come la presenza in catalogo di almeno il 50% di pubblicazioni rivolte al turismo, alla valorizzazione del territorio e delle sue bellezze.
c) Erogare finanziamenti a fondo perduto a ristoro delle perdite di fatturato da maggio a dicembre 2020, necessari a resistere oggi e a riavviare l’attività appena sarà possibile.
d) Azzerare tasse e contributi per tutto il 2020 e fino a giugno 2021;
e) Predisporre gli ammortizzatori sociali per i dipendenti fino a giugno 2021;
f) Coinvolgere nel prossimo futuro le case editrici di turismo e d’arte in tutte le iniziative pubbliche (fiere internazionali, eventi, promozione del Made in Italy ecc.), in occasione delle quali le nostre case editrici potranno essere produttrici di contenuti volti alla fruizione, alla comprensione e alla valorizzazione del nostro Paese e delle sue bellezze. «Ci rendiamo disponibili – dichiarano – a dare il nostro contributo agli uffici competenti per definire meglio gli strumenti urgenti necessari a supportare il nostro settore, senza sprechi o dispersione di risorse economiche pubbliche».
In chiusura l’appello definitivo: «Concordiamo con il presidente Conte: “Non ci sono operatori di serie A e di serie B”; non vogliamo pertanto che la crisi economico-sanitaria soffochi definitivamente le potenzialità espresse da case editrici che hanno sempre rappresentato uno scrigno di competenze e vitalità, mettendo in gioco per alcune di esse la sopravvivenza stessa».
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