Nessun rimbalzo d’agosto per agenzie di viaggi e tour operator. Un dato che mette a rischio oltre 37mila posti di lavoro. È la denuncia di Assoviaggi Confesercenti che sottolinea come la “ripresina estiva della ricettività, guidata dai vacanzieri italiani” non si sia “estesa al turismo organizzato, che continua a soffrire come lo scorso anno, con fatturati in calo dell’80% rispetto all’estate pre Covid del 2019”.
In altre parole “spiagge piene, agenzie di viaggi vuote”, dice l’associazione, che lancia l’allarme per i prossimi mesi: “Un’estate in profondo rosso che rischia di trasformarsi in un autunno nero: una crisi senza precedenti che dura ormai da 18 mesi e che potrebbe lasciare definitivamente senza lavoro nelle prossime settimane oltre il 40% degli occupati del comparto, per un totale di circa oltre 37mila persone tra imprenditori e dipendenti”.
In primo luogo, pesa sul turismo organizzato lo stop totale dei viaggi extra Ue stabilito dal governo. Ma risulta bloccato anche il movimento del mercato europeo – outgoing e incoming – a causa di regole di ingresso spesso non chiare dei singoli Stati e della confusione mediatica creata dalle nuove modalità green pass introdotte in piena stagione. Assoviaggi aggiunge che anche la domanda interna non ha avuto “nessun effetto positivo, ormai completamente disintermediata dai portali internazionali di prenotazione”.
«Si parla di Whirpool e di Alitalia, ma si ignorano imprese e lavoratori a rischio del comparto, che pure sono in numero cinque volte superiore – commenta Gianni Rebecchi, presidente nazionale di Assoviaggi Confesercenti – Senza un rapido intervento inizieranno le chiusure e i licenziamenti. Chiediamo l’apertura dello stato di crisi del settore e un incontro urgente con il governo, coinvolgendo anche i sindacati, per mettere a punto un piano mirato per salvare il comparto: servono nuovi sostegni diretti alle imprese, ma anche un prolungamento del credito d’imposta sugli affitti fino al primo semestre 2022, agevolazioni sugli investimenti in tecnologia e in formazione e ammortizzatori sociali “riformati”, non la cassa in deroga così come formulata per gli occupati del settore. O sarà una tragedia occupazionale e di imprese».