Se oggi i tour operator italiani rischiano di restare senza mare Italia, perché schiacciati dalla corsa agli allotment di Thomas Cook e Tui; il mare Italia, domani, potrebbe restare senza t.o. italiani. Quando arriverà il giorno, imprevedibile, del gran ritorno di Egitto, Tunisia e Turchia, i nostri operatori – in particolare gli esterofili che hanno riadattato le programmazioni indirizzando gli investimenti sulle nostre coste – potrebbero fare un rapido dietrofront e abbandonare l’Italia.
Il condizionale è d’obbligo, ma l’ipotesi tutt’altro che futuristica. A immaginarselo sono le agenzie stesse, quelle senior, che negli anni hanno visto i t.o. sbizzarrirsi in Nord Africa. Che il Mar Rosso, in particolare, fosse insostituibile lo hanno detto in parecchi. Persino i vertici di Veratour, con un prodotto oramai così flessibile da poterne fare anche a meno.
In questo scenario, se l’Italia vuole competere, non può cullarsi sugli allori di una “stagione facile” come quella appena trascorsa. L’estate va allungata. I trasporti potenziati. Le infrastrutture tirate a lucido. I prezzi rivisti al ribasso, senza sacrificare la qualità. Coscienti che in hotel la differenza tra mangiar bene e mangiar male è di 40 centesimi. A dirlo è Marco Baldisseri di Club Esse. Uno di quelli che, già quest’anno, ha allungato la stagione di due settimane. Accorciando la forbice con l’insostituibile Sharm.