L’unico vero peccato è non riuscire a sentirne il profumo. La (sacrosanta) mascherina pone una barriera tra la realtà e l’olfatto, senso ancor più prezioso quando si esplorano certe latitudini e l’esotismo è anche negli odori e nei sapori.
Metà novembre, primi corridoi turistici aperti. Siamo a Mauritius, isola che già da ottobre è tornata ad accogliere con più libertà i viaggiatori internazionali, e ora è già sold out. I resort registrano il tutto esaurito e finora, dopo 18 mesi di “bubble” e parziale isolamento, hanno totalizzato 90mila ospiti stranieri.
«Abbiamo seguito un protocollo molto rigido, ma anche accessibile per i viaggiatori, per proteggerli dal virus durante il viaggio e il soggiorno», ricorda il ministro del Turismo, Louis Steven Obeegadoo, incontrato sull’isola nel corso del fam trip organizzato da Mauritius Tourism Promotion Authority (Mtpa). «Tutto il personale della filiera è vaccinato, dallo staff degli hotel agli addetti ai trasporti, ai dipendenti dell’aeroporto – rassicura – Abbiamo creato una sorta di bolla di protezione per fare in modo che le persone possano stare in un ambiente “sano” e godere appieno della vacanza. Pochi Paesi al mondo possono vantare tali condizioni». Mauritius, prosegue il ministro, «è uno dei Paesi che ha speso di più per supportare anche economicamente i lavoratori del turismo, cosa che ha avuto un forte impatto sulle finanze pubbliche. Ma anche dal settore privato – ammette – è arrivato un significativo contributo al rilancio del turismo». E sempre tornando al tema sanitario, Obeegadoo tiene a ribadire che «Mauritius, insieme alle Seychelles, ha il tasso di vaccinazione più alto del continente africano e in particolare dell’Oceano Indiano con l’89% della popolazione adulta già immunizzata».
Effettivamente non si può dire di non sentirsi protetti da questo punto di vista: siamo potuti partire solo dopo aver effettuato un tampone molecolare 48 ore prima dalla partenza e numerosissimi sono stati i controlli sia in uscita dall’Italia che a Parigi, da cui abbiamo volato verso Port Luis con Air Mauritius. E ancora: tampone rapido appena arrivati nel primo resort, il Preskil Island, e nuovo tampone rapido al quinto giorno sull’isola – organizzato dal resort Lagoon Attitute – timing coincidente con l’obbligo di test 48 ore prima della partenza. Certo, un volo diretto avrebbe fatto comodo, specie in un’epoca in cui i controlli sanitari sono tanto importanti e per questo lenti e farragginosi. Ed è questo uno dei fronti più caldi su cui è attivo l’Mpta con il suo direttore Arvind Bundhun: «C’è molto potenziale nel mercato italiano e l’accessibilità è fondamentale. I voli diretti aiuterebbero a vendere meglio la destinazione. Stiamo lavorando in collaborazione con Air Mauritius per stimolare la domanda e ripristinare il collegamento dall’Italia senza scali. Abbiamo avviato anche il dialogo con Ita. Alitalia serviva Mauritius da Roma tre volte alla settimana in alta stagione e vorremmo che questo servizio venga rispristinato».
Tra le proposte degli operatori locali, tra cui anche Mautourco, ci sono le visite alle botteghe degli artigiani e delle donne che realizzano oggetti con carta riciclata, alle distillerie di rum derivato dalla canna da zucchero, che insieme al turismo resta una delle principali fonti di reddito del Paese. Ci sono poi i laboratori di cucina, dove si possono scoprire alcune chicche della gastronomia creola e le visita ai luoghi sacri dell’induismo, come il lago sacro Ganga Talao, nel distretto di Savanne, nella parte meridionale dell’isola. Per chi viaggia con la famiglia un diversivo curioso per i bambini (ma, perché no, anche per gli adulti di spirito “leggero”) è il safari al Casela Nature Parks, nel tratto sud occidentale dell’isola, non lontano da uno dei tratti più suggestivi di spiaggia su cui si affacciano, tra le altre, due strutture ben note: lo Sugar Beach Resort e La Pirogue, entrambe della catena Sun Resort.
Cooking class da Maison Eureka. La Maison Eureka è un’elegante dimora costruita nel 1830. È una delle più grandi case dell’isola, con 109 tra porte e finestre. Restaurata e aperta al pubblico nel 1986, oggi è anche sede di un ristorante dove si possono gustare le specialità locali preparate con sapienza e servite con eleganza. Qui abbiamo imparato a cucinare un semplice piatto tipico, simile alla ratatuille, le “Aubergine aux citrons” (melanzane al limone): olio, una cipolla grande, tre spicchi di aglio, una melanzana, un peperone e un limone tagliato a fettine sottilissime aggiunto a fine cottura. Un piatto gustoso e semplice, adatto anche a quei palati insofferenti ai forti sapori speziati.
hotel&co. Maestri di ospitalità. Strutture formato famiglia e per soli adulti; metà per famiglie e metà per adulti. Hotel abbordabili e resort esclusivi. A Mauritius ce n’è per tutti i gusti, per tutti i target e tutte le tasche e noi, in pochi giorni, ne abbiamo testate diverse. Alcune con stanze strepitose e spiaggia da cartolina, come il JW Marriot; altre con centri wellness dove lo stress è lontano milioni di miglia come il Talassa Resort; altre ancora con chef d’eccezione. Un fil rouge però c’è: in tutte il panorama è mozzafiato e il tramonto un sogno. Delizioso e accogliente il Preskil Island, ma un’impronta particolare ce l’hanno gli hotel Attitude (Friday, Sunrise e Lagoon). Forse non sono quelli più lussuosi – anzi, probabilmente i più spartani tra quelli visitati – forse qui non possiamo infilare nella nostra trousse il sapone o la crema per portarne un ricordo in Italia, ma certamente, se siamo persone attente all’ambiente, non possiamo che apprezzarne le caratteristiche ecosostenibili (qui si ricicla tutto e ogni oggetto proviene dalla conversione dei materiali riciclati) e l’identità e l’atmosfera fortemente mauritana.