E se il nuovo ceo di Air France non fosse francese, e venisse da oltreoceano? Già qualche giorno fa la stampa francese aveva adombrato l’ipotesi che il nuovo manager chiamato a guidare il gruppo franco-olandese potesse non venire dal Paese transalpino, pur essendo un esperto di trasporto aereo. Adesso è Le Monde a fare il nome Benjamin Smith, numero due di Air Canada, per la poltrona abbandonata lo scorso maggio fa da Jean-Marc Janaillac dopo il no di lavoratori e sindacati al suo piano di rinnovo salariale.
Attuale chief operating officer della compagnia canadese, francofono – secondo numerose fonti tra cui il sindacato dei piloti – sarebbe il profilo ideale per il comitato di gestione provvisorio della compagnia, insediasti dopo la dipartita di Janaillac, e chiamato a individuare il nuovo chief executive officer entro la fine di agosto, o al più tardi a settembre.
«Nessun decisione è stato ancora presa», ha sottolineato una fonte citata dal quotidiano transalpino, «ogni scelta spetta al consiglio di amministrazione» che ad oggi non è stato ancora convocato. Per tutti poi, l’obiettivo da evitare è far ritrovare il nuovo candidato nella situazione in cui a luglio si è trovato Philippe Capron, direttore finanziario di Veolia, indicato proprio dal comitato di gestione come nuovo ceo, e poi impallinato dal gioco di veti incrociati provenienti dai soci olandesi di Klm, da quelli americani di Delta e da AccorHotels, prima intenzionati a rilevare la quota del 14% di Air France ancora in possesso dello Stato, e poi ritiratisi dalla partita.
Proprio dopo quell’episodio, sottolinea il quotidiano francese, i soci extra-europei della compagnia francese, Delta e China Eastern, avrebbero fatto pressioni per estendere la ricerca del futuro amministratore delegato a manager con un profilo internazionale, fino ad ora un vero e proprio tabù per il topo management di Air France.