by Gabriele Simmini | 9 Febbraio 2021 7:00
Campo e controcampo, visione di lungo periodo e piedi piantati nel quotidiano, prospettive innovative e fiducia spasmodica nei rapporti umani. Marco Peci, direttore commerciale di Quality Group, è un elastico di parole e idee che si tende e si contrae senza perdere la consistenza: una fibra fatta di pragmatismo, determinazione e slanci che trasforma ogni sfida in opportunità. Per sé, per il tour operator e per l’intero settore del turismo.
In questo continuo movimento è facile sentirgli dire, con assoluta convinzione, che «il travel è il settore dove investire in questo momento, perché quando sei al fondo del barile ti sembra che rimarrai sempre lì, invece come ci insegna la storia arriva presto la rinascita. E sarà meravigliosa». Dalle macerie alla ricostruzione, un passo breve ma intenso, quindi, come dal grande spavento alla grande gioia da rivivere a Wuhan, epicentro della pandemia in atto: «Non voglio provocare, ma da amante ed esperto conoscitore della Cina e della loro capacità di saper festeggiare è proprio in quella città che vorrei tornare appena possibile. Non ci sarà posto migliore per celebrare il ritorno dei viaggi».
Nonostante tutto, quindi, il turismo è il settore del futuro?
«Lo sarà ancora più di prima: ci saranno enormi novità e cambiamenti. Più dura la pandemia, più alcune parti della filiera, pezzi di un grande mosaico, si sono sfilacciati. La sfida sarà ricostruire le relazioni e i processi in modo del tutto nuovo per offrire un prodotto turistico uguale a prima e rinnovato allo stesso tempo. In più arriveranno grandi investimenti nelle infrastrutture e nei trasporti che cambieranno la mobilità, il suo approccio e il modello per come l’abbiamo conosciuto».
Un mondo che guarda ancora alla filiera tradizionale?
«Assolutamente sì, ci troviamo davanti a una nuova fase pionieristica e costruirla è una sfida inebriante: la pandemia ha destabilizzato strutture, concetti e credenze che si erano cristallizzate nel corso di decenni, ora che tutto è stato spazzato via bisogna ripartire cogliendo subito le opportunità. Si affacceranno nuovi attori nel travel, ma credo che alla fine il modello di filiera t.o-agenzia avrà un ruolo ancor più importante in termini di garanzia e di qualità del prodotto per il cliente finale. Bisogna farsi trovare pronti».
Niente paura della tecnologia e della digitalizzazione dei consumi, anche turistici?
«No, anzi. L’evoluzione digital, i social, l’intelligenza artificiale sono strumenti dell’estensione umana. In questo periodo abbiamo l’occasione per approfondire e acquisire nuove conoscenze che faranno parte della nostra professionalità. La creatività e la velocità di adattamento ai cambiamenti dell’uomo non sono sostituibili dalle macchine e dagli algoritmi, al momento. L’umanità, in questo caso degli agenti e gli operatori del settore, verrà amplificata da questi strumenti. Il prodotto semplice viaggerà sempre di più su canali industriali e standardizzati, ma la personalizzazione sarà artigianale e di qualità, non potrà ridursi a un algoritmo».
È su queste basi che poggia il percorso di formazione Social & Sales?
«Senza dubbio, agenzie e tour operator devono sfruttare questo momento con la riflessione, l’approfondimento e la conoscenza. Con Social & Sales[1] puntiamo a dare strumenti per rinnovare e ampliare la comunicazione e il marketing delle adv, la produzione di format video e foto, la presenza sulle piattaforme e il loro ruolo legato alla vendita. Ma tutta l’Academy è un enorme lavoro di formazione: da marzo 2020 fino a giugno 2021 abbiamo programmato oltre 680 incontri, toccando più di 120 destinazioni. Alla formazione abbiamo affiancato l’intrattenimento con i format Famolo Strano e Famolo Vintage[2]. Al momento contiamo oltre 300 Quality Expert e una media di 1.400 iscritti a puntata per Social e Sales. Oltre a questo, la divisione informatica ha sempre continuato a lavorare: a fine marzo lanciamo la nuova versione di Aladyn e i nuovi siti Flexy Caraibi e Dubai, che seguono i già presenti Australia e New York».
Pensate di estendere la formazione a temi di attualità, i cosiddetti passaporti sanitari, per esempio?
«Stiamo lavorando a degli incontri per presentare delle soluzioni, con attori importanti. Ma resto convinto che per far ripartire il settore servirà, più di tutto, un sistema di corridoi e tamponi coordinato ed efficiente. Il sistema dei vaccini, per quanto sembri essere la soluzione più efficace, è troppo lento e frammentato. Peroriamo la causa dei tamponi pre-imbarco e a destinazione come metodo risolutivo, soprattutto per il lungo raggio».
A questo proposito, quale sarà la più grande sfida di un t.o. per la ripresa?
«Rendere flessibile ciò che ancora non lo è. Penso alla biglietteria aerea e ad alcune tipologie di resort e strutture alberghiere. Oltreoceano ci sono realtà e località che non sono affatto in crisi, piene di turisti russi, americani e asiatici. Gli europei vedono il resto del mondo come svuotato, ma non è ovunque così e quando ripartiremo la flessibilità di queste strutture non sarà così clemente con un turista europeo timoroso e affamato di garanzie. Lì entrerà in gioco il know how del t.o. – fattori economici, rapporti personali, esperienza, creatività – per stendere accordi e partnership, ma soprattutto la capacità di condividere prospettive nuove con corrispondenti e fornitori. Alla fine bisognerà ricostruire, in un modo molto più complesso, ciò che abbiamo fatto in passato declinandolo al nuovo mercato: sarà un periodo di grandi trasformazioni».
In questo contesto, qual è la programmazione di Quality per il 2021?
«Ci sono tante novità sul prodotto Italia, che confidiamo possa partire da marzo-aprile, con più di 100 date di gruppo con accompagnatore e partenze garantite per oltre 20 itinerari in tutta Italia. Senza dimenticare tutto il prodotto self drive e city break. Poi c’è tutto il Nord Europa (Scozia, Irlanda, Islanda, Scandinavia) le Azzorre e il Portogallo. Sul lungo raggio abbiamo pronta tutta la programmazione e appena si potrà ripartiremo. In questo caso vedo una buona ripresa già da settembre».
La sorpresa dell’anno?
«I viaggi di nozze di alto profilo in Italia, anche soggiorno mare, stanno avendo tantissimo successo».
Tornando alle macerie della pandemia, c’è da ricostruire anche un rapporto di fiducia dentro la filiera?
«Credo che la prima fase della pandemia sia stata un’esperienza psichedelica. Dal punto di vista legale e delle emergenze è stato tutto nuovo, ma il settore è stato unito e la maggior parte delle associazioni hanno lavorato da subito in maniera sinergica e condivisa (Marco Peci è anche vice presidente di Astoi-Confidustria Viaggi, ndr). Se guardiamo la sostanza, al di là di alcuni screzi e polemiche, il travel italiano è stato molto coeso e questa compattezza ha pagato. Ci siamo imbattuti nelle lentezze e nelle burocrazie che contraddistinguono l’Italia, certo, ma nessuno ha avuto un fondo perduto come noi in Europa. Il rapporto di fiducia, la convivenza e la serenità tra agenzie e t.o. non è stato scalfito in questi mesi e sarà ancora molto forte – tra chi lavora e lavorerà con professionalità – al momento del rilancio».
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