by Roberta Rianna | 20 Maggio 2021 12:27
Dal t.o. Condor, solo tre anni fa, aveva planato fino a casa Uvet. Un volo da Rimini a Milano per sbrigare un importante affare per il presidente Luca Patanè: rilanciare la sua rete di agenzie di viaggi, rinvigorirle sotto il nuovo brand Uvet Travel System[1], contribuire a creare nel Gruppo il gioco di filiera leisure. Parliamo di Andrea Gilardi, al secolo enfant prodige di Alpitour, la cui attitudine provocatoria – e la propensione a valicare il limite del politically correct – lo rende talvolta scomodo, ma di certo memorabile per chiunque vi abbia a che fare.
Come antidoto alla pandemia, nell’ultimo programma di convention (poi saltata causa restrizioni), aveva messo a punto per le sue adv “La Cura”[2], tema che andava a ricalcare il testo-icona di Franco Battiato. Perché, quel Gilardi a tratti ruvido ha anche questa caratteristica: una sorta di destrezza nel combinare la poesia alla logica.
Nei giorni scorsi, riportando la nota del Gruppo, abbiamo dato la notizia delle sue dimissioni[3] dalla guida del polo distributivo, con l’ingresso al suo posto del manager di casa Alberto Graziani, a cui toccherà l’impresa più ardua: traghettare le adv fuori dalla pandemia. Uscita di scena prematura che è in buona parte figlia del Covid e dei suoi effetti sul mercato. Una situazione di stress che ha avuto come diretta conseguenza un disallineamento di vedute tra Gilardi e Uvet.
Ora arriva la sua lettera di saluto a colleghi e partner, che riportiamo nei punti salienti. «Oggi termina la mia collaborazione con Uvet Network Spa e Uvet Viaggi e Turismo Spa. Sono stati anni importanti per la mia crescita professionale e personale, durante i quali ho sempre cercato di sostenere non solo la distribuzione, bensì tutta la filiera del turismo organizzato, consapevole che solo un vero patto di alleanza tra le diverse anime che la compongono possa costituire la svolta del settore», scrive.
«Insieme abbiamo vissuto momenti, soprattutto quelli più recenti, di forte discontinuità – aggiunge – camminando comunque sempre fianco a fianco in maniera sempre resiliente, e, anche nei momenti più difficili, insieme, abbiamo trovato la migliore sintesi possibile per guardare al futuro con rinnovato ottimismo».
E ancora: «Anche nei, fortunatamente pochi, momenti di confronto più aspro, ho potuto apprezzare l’onestà intellettuale e la rettitudine professionale dei miei colleghi e partner che mai ho visto come antagonisti, ma sempre e solo come coloro con i quali compiere l’irto percorso verso quella evoluzione distributiva che, oggi più che mai, è inderogabile». Una missiva che si conclude con un «ad maiora, semper», il cui senso va evidentemente oltre i convenevoli.
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