Il Traforo del Monte Bianco chiuderà per 4 mesi: è polemica
Questi lavori non s’hanno da fare. L’Uncem – l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani – chiede al ministero dei Trasporti un rinvio delle operazioni al Traforo del Monte Bianco e spiega il motivo: «Dopo la frana in Maurienne, vanno sospesi, perché complicherebbero lo stato dei transiti. Così si rischia un isolamento pericoloso per l’Italia, per questo l’intervento va posticipato a fine emergenza».
Il Traforo, informa Il Corriere della Sera, non sarà percorribile per 4 mesi, dal 4 settembre fino al 18 dicembre, a causa di lavori di manutenzione, necessari a livello strutturale: inaugurato nel 1965, viene attraversato ogni giorno da oltre cinquemila mezzi. E c’è un problema ulteriore: i lavori potrebbero proseguire fino al 2040, con chiusure che bloccherebbero completamente il traffico nei mesi autunnali. «Nel 2023 verrà realizzato il progetto di rifacimento di due porzioni di volta di 300 metri ciascuna», aveva comunicato Geie Tmb, responsabile della manutenzione e del funzionamento del tunnel, annunciando la chiusura autunnale per la bassa affluenza di veicoli, in particolare quelli leggeri, maggiori utilizzatori del traforo, 67%.
Geie Tmb aveva parlato di «stop necessario, perché la realizzazione di questi lavori comporterà lo smontaggio di tutti gli impianti di sicurezza. In caso di esito positivo della tecnologia di intervento utilizzata, il risanamento sarà realizzato nel 2024 su ulteriori 600 metri».
Per arrivare in Francia – scrive ancora il Corsera – erano già stati individuati percorsi alternativi, con vetture dirottate verso il Traforo del Frejus, il tunnel del Gran San Bernardo, il Col des Montets e il Col du Petit Saint Bernard. Adesso però la frana che ha coinvolto il Frejus, all’altezza di Modane, portando allo stop della linea ferroviaria tra Italia e Francia, ha complicato le cose, con prevedibile aumento del traffico sui tragitti percorribili. Altro dato negativo, spiega Confindustria, un rischio di ricaduta sul Pil della Valle D’Aosta: «L’effetto negativo sul Pil annuo regionale per 18 anni consecutivi sarebbe di -9,8 punti percentuali».