Il travel si inchina a sua maestà Google
by Gabriele Simmini | 1 Dicembre 2016 16:01
Il travel si fonda sui
perché: indagare le motivazioni e le intenzioni per vendere turismo oggi. Ma solo uno è il canale (o partner) imprescindibile per olta, metamotori, operatori, dmc o catene alberghiere: sua maestà
Google. I primi a dirlo sono le grandi olta. Tra tutti il colosso Priceline, che sul motore di ricerca dichiara di investire 3 miliardi di dollari l’anno.
Questo è in breve il resoconto della prima giornata di Bto 2016, che ha visto i big player dell’industria confrontarsi sulle “buone domande” piuttosto che sulle destinazioni e i prodotti giusti.
E allora, se “Google è l’unico padrone di casa” del mercato, tutti gli altri sono ospiti che studiano come attirare la sua attenzione.
La Oracle Main Hall del Bto 2016, a Fortezza da Basso a Firenze, è l’arena dove si susseguono dibattiti e panel ispirazionali, dove le grandi olta (Expedia, Booking) danno il cambio agli speech di TripAdvisor passando per i player dell’ospitalità (Accor e Una Hotels).
Mobile e video: la coppia vincente
La cornice, però, la dà Giancarlo Carniani, fondatore della manifestazione, che nella presentazione rilancia i grandi temi di questa edizione: l’onnipresenza del mobile, la forza dirompente del video, l’originalità delle proposte e il valore delle persone che fanno l’impresa, non semplicemente l’idea o la piattaforma.
Last but not least, l’Italia come sistema paese che deve recuperare la sua vision turistica collaborativa e aperta. «La forza di tutti noi, il nostro Why – tema portante di Bto 2016 – è il territorio, l’incredibile bellezza e diversità dell’Italia. Per questo tutti i siti dei nostri hotel, ristoranti e musei dovrebbero avere in bella vista il marchio Italia».
E qui il richiamo è diretto all’Enit e al suo prossimo sviluppo digitale, capitanato da Roberta MIlano, digital manager nata sotto la stella di Bto, che ha il compito di rinnovare la presenza online del turismo nazionale.
A interrompere lo speech di Carniani arriva un messaggio video di Marco Montemagno, imprenditore digitale e fondatore di SuperSummit. «Cari albergatori e operatori del turismo, non siete nel business del turismo ma in quello delle intenzioni. I vostri competitor sono Netflix e Instagram», avverte con provocazione il manager, sottolineando come l’innovazione corra sul filo del video e come ormai gli operatori del turismo non possano vendere un prodotto turistico senza essere prima promotori di intenzioni, proiettando sul digitale idee e destinazioni.
Nuovi modelli vs Airbnb
«Da qui a tre anni pubblicate ogni giorno un video del vostro hotel, della meta da promuovere…solo così riuscirete a sopravvivere e a stare nel mercato 4.0». Anche perchè, per rispondere alla corsa inarrestabile di Airbnb e delle piattaforme di sharing economy, le soluzioni rispondono al nome della personalizzazione e nella qualità dei servizi.
E qui il messaggio è diretto al settore dell’ospitalità. «Accor Hotels si è mossa con originalità con nuovi servizi e brand, ma anche i nuovi modelli come Room Mate Hotels o The Student Hotel hanno scosso il mercato – prosegue Carniani – non so se le grandi aggregazioni invece siano la scelta giusta, vedi Marriot-Starwood. Perché ancora non ci vedo un’anima, un progetto innovativo se non la classica applicazione di una economia di scala».
Tutti per Google, Google per tutti
Personalizzazione e qualità visibili online, invece, sono imprescindibili nella cassetta degli attrezzi degli operatori turistici. Perché il web è sempre più confuso e intasato: non c’è più la vecchia divisione delle competenze, ma tutti vogliono fare ricerca, acquisto e vendita. TripAdvisor e Google in primis.
Lo sottolinea perfino The Priceline Group, il più grande gruppo mondiale di prenotazioni online che include brand come Booking.com, Rentalcar e Kayak, ma non si intende tuttavia se sia una ricerca di collaborazione competitiva o l’allerta per una minaccia imminente.
«Big G sta risalendo l’imbuto del travel un poco alla volta, offendo i suoi servizi e contenuti invece che mettere in vetrina quelli di terzi – annuncia Glenn Fogel, head of worlwide strategy and planning del gruppo. Per questo motivo una grande compagnia come la nostra investe in Google Ads circa 3 miliardi di dollari l’anno». Non sono certo briciole per un mega gruppo che raggiunge la cifra record di oltre 55 miliardi di dollari in prenotazioni ogni anno.
Glenn Fogel racconta, infine, la sua ricetta: «Non abbiamo mai avuto interesse a fonderci con grandi compagnie, ma il nostro modello di business si basa sull’acquisire la giusta compagnia nel momento giusto. Nel 2005, quando abbiamo acquistato Booking.com, le grandi catene alberghiere non erano interessate all’online, gli hotel indipendenti, invece, dimostrarono attenzione e voglia di mettersi in gioco. Il resto, poi, è storia».
E il futuro? Arriva la rivoluzione industriale 4.0 che sarà fatta di sensori, intelligenza artificiale e robotica. Tutto cambierà di nuovo: ma intanto mobile e video sono gli imperativi ripetuti fino alla nausea. Quello che accadrà, poi, è tutto da vedere. Ma per questo, forse, ci sarà bisogno di bussare di nuovo alla porta di sua maestà Google.
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