Il turismo culturale riparte da tecnologia e riqualificazione

by Andrea Lovelock | 9 Dicembre 2020 14:30

Un modello virtuoso di interconnessione tra grandi città d’arte e piccoli borghi storici è una delle priorità per la ripartenza del turismo italiano fin dal 2021. È quanto condiviso da istituzioni e imprese private nel forum online organizzato dall’Ansa e dedicato al turismo culturale.

Nel corso dell’evento il sottosegretario del Mibact, Lorenza Bonaccorsi, ha ribadito: «L’Italia è ai vertici delle classifiche dei desiderata dei viaggiatori nel mondo e da questo punto di vista il turismo culturale è l’asset che ci vede molto forti ed ovviamente in tale ottica le città d’arte ed i borghi possono essere il nostro valore aggiunto più prezioso. Ma dobbiamo lavorare con nuove modalità progettuali: il tema principale è sicuramente un grande piano di riqualificazione dell’accoglienza, per essere pronti a riposizionarci su un target medio-alto. La riqualificazione dei centri storici e dei borghi può contribuire produrre ricchezza che rimane sul territorio».

Opinione condivisa dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, che ha ricordato quali sono le istanze presentate già da tempo dall’imprenditoria alberghiera al governo: «Abbiamo chiesto due misure indispensabili: allargare il superbonus alle imprese alberghiere per la loro riqualificazione delle strutture e farci trovare così pronti alla ripartenza; aprire linee di credito di medio-lungo termine per le imprese alberghiere con un un grande piano di finanziamenti a tassi agevolati».

E per il post Covid occorre anche ripensare ai modelli di mobilità e accoglienza delle grandi città d’arte, come ha ricordato Tommaso Sacchi, assessore alla cultura, moda e design del Comune di Firenze.

«Non si torni a demonizzare il turismo come fenomeno invasivo. Occorre condividere una sana regolamentazione dei flussi, ma con la consapevolezza che il turismo è settore vitale. Credo che il futuro che ci aspetta per chi si trova a governare a livello locale impone di ripensare le nostre città, con patti che vanno riscritti, a partire dal patto fra uomo e natura. Un altro patto da riscrivere sarà quello tra uomo e la città, ovvero contrastare fenomeni turistici fuori controllo, affinché gli ambienti cittadini abbiano situazioni abitative conformi alle esigenze sia della cittadinanza che degli ospiti. E infine un patto per la democrazia della rete, ovvero far sì che ci sia un utilizzo virtuoso della tecnologia da parte dell’uomo», sostiene Sacchi.

La città del futuro, in buona sostanza, deve poggiare su assi portanti, tra i quali spiccano ad esempio i sistemi museali, la loro fruibilità e la mobilità sostenibile, sottolinea l’assessore, che ricorda anche come  sia necessario «lavorare per la progettazione degli spazi della città del futuro, per un turismo realmente sostenibile, con la massima collaborazione istituzionale, tra Regioni, Stato, comuni, per uscire da questo stato di crisi senza precedenti».

Ed in tale ottica ben si innesta il ragionamento di Simonetta Giordani, segretario generale dell’associazione Civita: «È necessario far dialogare le realtà dei borghi, delle città d’arte con gli operatori, per tornare ad avere una vita turistica sostenibile. Inoltre, molti fondi internazionali hanno già capito le enormi potenzialità turistiche dei piccoli centri. Basti pensare ai primi esempi realizzati di workation già diffusi in borghi e piccoli centri vicino Berlino e Barcellona, che potranno essere replicati dalle nostre parti. Abbiamo un patrimonio diffuso che non ha uguali, che deve essere interconnesso, attraverso la digitalizzazione. Penso che nel Recovery Plan ci possa essere un capitolo dedicato».

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