by Andrea Lovelock | 14 Giugno 2019 10:30
Giugno mese di sofferenza per l’imprenditoria turistico-alberghiera e Federalberghi rilancia l’appello di porre mano a una riduzione della pressione fiscale. «È sconfortante – sottolinea in una nota il presidente della Federazione, Bernabò Bocca – constatare che ormai il mese di giugno per gli italiani e in particolare per gli imprenditori del nostro settore, rappresenti un momento di angoscia poiché porta con sé le scadenze del pagamento di Imu e Tasi».
Mancano pochi giorni, infatti, al 17 giugno, giorno in cui i Comuni andranno “all’incasso” della prima rata 2019 per le principali categorie di immobili quali prime case di lusso, seconde case, negozi, uffici, capannoni e terreni non agricoli.
«Lo sconforto non nasce certo dall’obbligo di rispettare gli oneri fiscali, quanto dall’entità di tali pagamenti – precisa Bocca – Abbiamo fatto dei passi in avanti, ma la strada è ancora lunga. Per quanto ci riguarda non possiamo che apprezzare l’aumento della deducibilità stabilito dal decreto Crescita: questo è senz’altro il segno che stiamo andando nella giusta direzione. Ma il peso della tassazione sugli immobili rimane molto alto, e paradossalmente colpisce ancora più duramente le imprese in crisi, per le quali la deducibilità non produce effetti. Inoltre i nostri parametri sono e restano superiori alla media dei paesi dell’eurozona».
Per avvalorare l’appello, il presidente degli albergatori ricorre alle cifre: «Stimiamo che gli alberghi italiani paghino ogni anno circa 894 milioni di euro solo di Imu e Tasi, equivalenti ad una media di 26.956 euro per albergo e 819 euro per camera. L’onere è aggravato dal fatto che l’imposta si paga anche se la struttura è chiusa o vuota – sottolinea il presidente dell’associazione – L’entusiasmo e la tenacia dei nostri imprenditori che tutto il mondo ci invidia sono messi a dura prova. Non vorremmo mai più essere testimoni impotenti di vicende drammatiche, tra cui quella accaduta tempo fa all’albergatore nel territorio di Salsomaggiore, costretto a regalare la sua struttura allo Stato perché oppresso dalle tasse».
La conclusione di Bocca è molto esplicita: «Noi continueremo a considerare vitale la riduzione della pressione fiscale sui beni strumentali, escludendo questi ultimi dall’Imu, o quantomeno rendendola interamente deducibile dal reddito d’impresa. È questo il tema per la tenuta del nostro futuro, nell’interesse del Paese».
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