Non ci sono ancora certezze sulla riapertura dell’aeroporto di Catania dopo l’incendio di una settimana fa. Il Terminal A resta chiuso almeno fino al 25 luglio e non è escluso che ci vorrà ulteriore tempo, mentre sono in corso le operazioni di bonifica dell’area interessata dal rogo. Intanto, gli altri scali siciliani soffrono per il traffico aereo che si è moltiplicato negli ultimi giorni.
A Trapani Birgi, ad esempio, si è triplicato: sono transitati circa 58.000 passeggeri con 455 voli, un aumento del 152% rispetto al traffico ordinario, con una media giornaliera di 11.600 persone e 91 voli. Inoltre, sono stati utilizzati più di 100 pullman per trasportare ogni giorno i viaggiatori a Catania. Un movimento che ha implicato un grande sforzo del personale e di tutti gli operatori e che ha messo a nudo un problema, sottolinea Salvatore Ombra, presidente di Airgest, la società che gestisce lo scalo trapanese: «L’emergenza ha rivelato i limiti del collegamento tra gli scali siciliani. Perché è vero che il Vincenzo Florio ha dimostrato di saper reggere volumi di traffico maggiori di quelli cui è abituato, ma questa situazione ha anche reso evidente la drammatica fragilità del trasporto intermodale in Sicilia. Da Trapani si può andare via solo su gomma e il collegamento ferroviario tra gli aeroporti, che auspichiamo da anni, è cruciale e non più rimandabile».
A rischio collasso anche l’aeroporto di Palermo, come ha spiegato al Corriere della Sera Vito Riggio, ad di Gesap, la società che gestisce lo scalo «Falcone e Borsellino». «Noi ce la stiamo mettendo tutta a dare una mano a Catania — ha sottolineato — ma è estate e questo vuol dire che siamo già stracolmi. Non abbiamo il personale sufficiente a gestire 8-9 mila persone in più del previsto, tante sono quelle che erano destinate a Fontanarossa».
A Palermo – dove tra l’altro lo scalo è stato chiuso temporaneamente a causa di un incendio che lo ha l’ambito – si sono registrati 40-45 voli in più al giorno e già il traffico si stava rivelando superiore all’estate 2019. La media è di 30-31mila al giorno, ma negli ultimi giorni è salita a 38-39mila. «Urgono — è l’appello di Riggio — rinforzi consistenti da parte dell’handling di Catania».
E per il capoluogo etneo l’emergenza non finisce con l’incendio dell’aeroporto. Catania, infatti, è senz’acqua e luce a causa delle alte temperature che hanno danneggiato i cavi sotterranei: la colonnina di mercurio ha toccato punte di 47 gradi e l’asfalto delle strade sfiora i 50 da alcune settimane.
Per correre ai ripari è al lavoro una task force composta da oltre 420 tecnici. Attrezzati locali climatizzati nel complesso fieristico Le Ciminiere che vede impegnate associazioni di volontariato e la Protezione Civile, con la fornitura di prima assistenza di pasti e bevande. E all’alba di lunedì sono state avvertite anche due scosse di terremoto, la più forte di magnitudo 3.1, alle pendici dell’Etna.