Investimenti da record per gli hotel italiani: il report di Cbre

by Roberta Moncada | 28 Febbraio 2022 14:41

Un mercato in ripresa, resiliente, e con buone prospettiva di crescita – soprattutto per il segmento hotel – per il 2023. È il quadro del settore immobiliare italiano, che emerge dal “Market Outlook 2022”, pubblicato da Cbre, società di consulenza, servizi e investimenti nel Real Estate.

In generale, il 2021 è stato un anno di ripresa per l’economia italiana, e di conseguenza per il settore immobiliare, che si è chiuso con una crescita del 14% dei volumi d’investimento.

Il settore Hotels, in particolare, ha visto performance positive, e presenta prospettive di crescita particolarmente interessanti. Nel 2021, infatti, gli investimenti nel settore sono stati pari a 2,1 miliardi, in crescita addirittura del 99% rispetto al 2020.

Crescita dell’interesse verso il segmento Resort, che nel 2021 ha registrato investimenti per 530 milioni ed ha attirato l’interesse degli investitori “Grazie alla resilienza delle sue performance alberghiere durante la pandemia”.

Le strategie di riposizionamento e rebranding sono state la strategia più comune per gli investitori, in particolare nel settore lusso.

Quanto al pricing, la pandemia ha avuto un impatto limitato, e la ripresa della domanda (soprattutto domestica) registratasi di pari passo con l’allentamento delle restrizioni, ha fatto sì che l’ Italia rimanesse tra le destinazioni privilegiate dagli investitori interessati al settore hotels, in particolare nel settore Leisure e Premium/Luxury.

I primi dieci mesi del 2021 – grazie al progredire della campagna di vaccinazione e alle aperture anche dei confini nazionali- hanno fatto registrare un aumento delle presenze turistiche di circa il 20%rispetto allo stesso periodo del 2020. Risultato per lo più conducibile alle performance estive (giugno-settembre), che da sole hanno fatto registrare un +48% rispetto al 2020 (numero però ancora inferiore del 24% circa rispetto al 2019).

Secondo i dati analizzati dal report, la crescente segmentazione della domanda alberghiera globale e la richiesta di maggiore qualità per prodotti e servizi, rappresentano il maggiore driver di crescita per l’hotellerie italiana, anche in termini di riqualificazione del patrimonio alberghiero nazionale (che presenta uno stock di camere che è, di fatto, il più grande d’ Europa).

Riqualificazione che passerà anche e soprattutto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che per il “Pacchetto Turismo”, destinerà 2,4 miliardi per il periodo 2021-2026, di cui 0,8 dedicati all’ammodernamento, rafforzamento e valorizzazione delle strutture ricettive per aumentare la qualità dell’offerta e migliorare i servizi turistici nelle città d’arte e nei piccoli borghi. Principalmente, gli interventi mirano a favorire l’ingresso di nuovi capitali grazie ad incentivi, fondi di garanzia e crediti d’imposta. Anche perché, nonostante il mercato italiano abbia il maggior numero di camere in Europa, si colloca agli ultimi posti per presenza di brand alberghieri.

Tra gli altri segmenti del Real Estate analizzati dalla ricerca, l’immobiliare legato alla logistica è al primo posto per volume di investimenti, e si prevede una sua crescita costante negli anni a venire, dovuto sia ad una grande diversificazione del prodotto, sia all’affacciarsi, sul mercato italiano, di nuovi investitori internazionali.

Calo importante invece per il settore Uffici, ma la ripresa fa presagire che il segmento manterrà un ruolo comunque importante nelle scelte degli investitori anche nei prossimi anni.

Tra segmenti con più rosee prospettive di crescita, c’è però il residenziale, che- sottolinea il report- sta inziando a consolidarsi e raccoglie notevole interesse ma necessita più tempo per arrivare ai livelli europei, attualmente superiori ai nostri ( il Residenziale è la seconda asset class per volumi d’investimento in Europa).

Ripresa più lenta invece per il Retail, che però fa registrare importanti operazioni sul segmento High Street, a dimostrazione del fatto che gli investitori non hanno perso interesse per asset ben posizionati e con solidi fondamentali.

Quanto alle prospettive future del settore, molto dipende ovviamente dall’andamento economico generale del Paese. In questo senso, la domanda interna e il rimbalzo del commercio mondiale hanno contribuito ad una ripresa italiana ed europea più rapida del previsto nel 2021. La crescita del Pil reale in Italia su base annua nel 2021 dovrebbe attestarsi al 6.3% circa. E nonostante le numerose incertezze di natura sanitaria e politica, l’economia italiana e dell’area Euro continueranno ad espandersi a tassi elevati anche nel biennio 2022-2023. Tra i fattori di rischio, però, c’è quello del possibile innalzamento dell’inflazione, dovuto principalmente alle difficoltà delle catene di approvvigionamento e all’incremento dei prezzi dell’energia. Una certa stabilità, però, è data dalla prosecuzione degli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE, e dalla credibilità del governo sui mercati internazionali, che favoriscono il contenimento dello Spread BTP-Bund e l’innalzamento dei titoli di stato.

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