by Maria Grazia Casella | 9 Ottobre 2018 7:00
Mai come quest’anno le bacheche di Instagram sono state invase da foto dell’Islanda. Segno che, oltre a essere straordinariamente fotogenica, piace alla gente. Ma c’è di più: “l’isola del ghiaccio e del fuoco” è in pieno boom turistico, con gli arrivi quadruplicati in tempi record, passati nel giro di sette anni da mezzo milione scarso agli oltre due milioni nel 2017.
Tutto è cominciato con la formidabile eruzione dell’Eyjafjallajökull, il più famoso dei suoi 130 vulcani attivi, che nel 2010 paralizzò per giorni il traffico aereo in mezza Europa. Poteva essere il colpo di grazia per il Paese nordico già stremato dalla crisi finanziaria. E invece l’Islanda è rinata dalle proprie ceneri.
All’improvviso il resto del mondo si è accorto dei suoi paesaggi sorprendenti e i turisti hanno iniziato ad arrivare. Quest’estate ci siamo andati anche noi, con Giver Viaggi, per testare in anteprima un itinerario inedito che si snoda tra Reykjavik e la parte meridionale del Paese, dove si concentrano le località più iconiche ed è possibile vivere esperienze davvero fuori dal comune.
Il Cerchio d’Oro, che racchiude tre delle attrazioni naturalistiche più popolari, è l’itinerario imprescindibile per ogni visitatore. Non si può dire di essere stati in Islanda senza essere rimasti sbalorditi di fronte alla roboante impetuosità della Gullfoss, la Cascata d’Oro; essersi fatti cogliere di sorpresa dallo spruzzo improvviso del geyser Strokkur; aver camminato sulle orme degli antichi colonizzatori nel Parco nazionale Þingvellir, il sito storico più importante del Paese, dal 930 sede del primo parlamento islandese. E chissà se già allora i vichinghi immaginavano di tenere le loro assemblee proprio sulla faglia tettonica che separa le placche europea e nord-americana.
L’Islanda è infatti l’unico luogo al mondo dove si può ammirare quello che sembra un canyon, ma in realtà è una “cerniera” geologica che si allarga di 2 cm l’anno, allontanando i continenti. Insieme a geyser, eruzioni vulcaniche e manifestazioni geotermiche varie, il fenomeno di Þingvellir è uno dei segni evidenti della turbolenta attività della crosta terrestre nel sottosuolo islandese, che il più delle volte si manifesta in tutta la sua violenza senza preavviso.
Ne sanno qualcosa gli abitanti delle Isole Westman, piccolo arcipelago che raggiungiamo con un traghetto che sfida venti impetuosi e onde potenti del Nord Atlantico. A Heimaey, unico centro abitato, c’è ancora chi ricorda quel giorno di gennaio del 1973 in cui la terra si squarciò inaspettatamente sputando lava e lapilli che in poche ore ricoprirono il villaggio, frettolosamente evacuato. Sull’isola oggi vivono 5 mila anime scarse, dedite prevalentemente alla pesca. In compenso, tra aprile e agosto, un milione di pulcinelle di mare vengono a nidificare sulle sue scogliere per la gioia dei birdwatcher.
Incontri ravvicinati con i buffi uccelli marini dal becco colorato si possono fare anche sul promontorio di Dyrhólaey, punto più a sud dell’Islanda. Ai suoi piedi si srotola la spiaggia di sabbia nera di Reynisfjara che arriva fino a Vik, porta d’accesso al Katla Geopark, area di straordinario interesse geologico che racchiude numerosi vulcani e ghiacciai. Tra cui il Mýrdalsjökull, meta di una delle escursioni più affascinanti. A bordo di una super jeep ci avventuriamo sulle piste di lava del Katla, tra i maggiori vulcani attivi, anche se da un secolo non dà segni di vita, fino a raggiungere quella che appare come una cattedrale di ghiaccio annerita da una patina di cenere che la rende ancor più surreale.
È l’ingresso di una fiabesca grotta di ghiaccio che ai fan del Trono di Spade ricorderà sicuramente l’ambientazione della “grotta dell’amore di Jon e Ygritte”. La location originale si trova svariati chilometri più a nord, ma anche qui l’effetto meraviglia di trovarsi all’interno di un ghiacciaio millenario è assicurato. Nel Katla Geopark si snoda anche una parte del Laugavegur, il più popolare percorso di trekking islandese: 55 chilometri attraverso un paesaggio lunare di vallate laviche, laghi glaciali e lande solforose. La meta è l’area geotermale di Landmannalaugar che appare come una stupefacente tavolozza su cui la natura si è divertita a dipingere con tutti gli elementi a disposizione, zolfo, riolite, ferro, ceneri, muschio, trasformandoli in pennellate di rosso, marrone, ocra, verde e grigio che colorano le montagne d’intorno. Il luogo è idilliaco, ma la sorpresa più gradita sono le sorgenti termali d’acqua calda en plein air, dove immergersi per un bagno ristoratore al termine della camminata.
Decisamente gelide sono invece le acque della laguna glaciale Jökulsárlón, che si estende ai piedi del maestoso Vatnajökull, il più esteso ghiacciaio europeo, da cui si staccano giganteschi iceberg che vagano alla deriva per anni sul grande lago. Uno spettacolo unico al mondo, che si può ammirare in tutta la sua magnificenza dalla riva oppure, come abbiamo fatto noi, zigzagando a bordo di veloci zodiac tra blocchi di ghiaccio grandi come palazzi, da cui le foche ci osservano incuriosite. Manco a dirlo, è uno dei luoghi più instagrammati d’Islanda.
Stupire i repeater: la mission di Giver
Le escursioni alle Isole Westman, alla grotta di ghiaccio e al Landmannalaugar sono gli highlights di un nuovo tour che arricchirà la programmazione Islanda 2019 di Giver Viaggi. «L’Islanda è una destinazione ad alto tasso di repeater, – dice Andrea Carraro, responsabile marketing e comunicazione del t.o genovese, – Con il nostro partner locale, che ha un team italiano di guide formatesi sul campo con Giver, siamo sempre alla ricerca di nuove mete. Quest’anno abbiamo inserito il tour dei fiordi, esclusiva sul mercato italiano. Per la prossima stagione puntiamo su esperienze molto particolari che comporranno questo tour inedito di 7-8 giorni ad alto valore aggiunto, adatto anche a chi è già stato in Islanda».
A caratterizzare la proposta Giver è inoltre la scelta delle sistemazioni, su cui investe il t.o., con posti garantiti fino al 2021. Hotel sempre molto confortevoli e curati, non necessariamente di lusso, ma che possono soddisfare il pubblico italiano. «Mantenere alta la qualità – sottolinea Carraro – è un imperativo per l’Islanda, una destinazione costosa su cui non possiamo permetterci di dare un prodotto dozzinale. Ciò fa la differenza tra l’offerta di Giver rispetto ad altri t.o. o ai programmi preconfezionati dei dmc, ai quali si rivolgono anche alcune agenzie. Chi vuole vendere l’Islanda ai propri clienti, quando si rivolge a Giver lo fa non perché siamo il tour operator più forte sulla destinazione, ma il più competente
Voli low cost dopo Game of Thrones
Lo chiamano “effetto Trono di Spade” e, certo, il fatto di essere stata tra le location della serie tv di maggior successo degli ultimi anni (uno dei principali protagonisti è Jon Snow, ndr) ha contribuito a far conoscere i paesaggi fiabeschi dell’Islanda. Ma sono anche altri i motivi alla base del suo exploit turistico, che stando ai dati ufficiali del Tourist Board nel 2017 ha fatto registrare 2,2 milioni di arrivi, +24,1% rispetto all’anno precedente. Mentre nel periodo gennaio-agosto di quest’anno gli arrivi sono stati 1,5 milioni, un terzo dei quali dal mercato nord-americano.
Icelandair e Wow Air si spartiscono una buona metà del traffico, grazie all’incremento delle rotte transatlantiche sul Nord America, ma un ruolo determinante in questo trend positivo spetta anche ai voli low cost da Europa e Stati Uniti.
Un tempo esclusivamente stagionali, in seguito alla crescente domanda molte rotte sono ormai annuali, anche dall’Italia. Wow Air ha confermato tre voli diretti anche per la winter da Milano; invece Norwegian lancerà a fine ottobre il volo bisettimanale da Roma.
Intanto, per far fronte all’aumento dei visitatori, l’Islanda si sta attrezzando con la costruzione di nuovi hotel e infrastrutture. A Reykjavik sono arrivati i grandi brand alberghieri: nell’attesa del nuovo Edition by Marriott che aprirà nel 2019, Hilton è già presente con un hotel Canopy e uno della linea Curio Collection. Un piano di espansione da un miliardo di dollari è poi previsto per l’aeroporto internazionale di Keflavik, il maggiore hub islandese.
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