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Isnart e le sfide del travel: «Professioni e domanda in evoluzione»

Isnart ttg

Un futuro di sfide per le imprese ricettive, tra ripresa della domanda turistica che però è cambiata, costi di gestione e necessità di nuove professionalità.

L’estate appena trascorsa ha portato un aumento di ricavi ma anche di costi per le strutture ricettive, con un’impresa su due in difficoltà e quattro su 10 che prevedono perdite nel bilancio di fine anno a causa dell’aumento dei costi di gestione. A partire da questo quadro Isnart – Unioncamere, nel convegno organizzato al Ttg di Rimini – con la partecipazione di Roberto Di Vincenzo, presidente Isnart, Marco Damiano, area formazione e politiche attive del lavoro di Unioncamere e Annalisa Bonifacio, head of talent acquisition & sales di Randstad Hr Solutions – si interroga su come cambiano i “turismi” e quali sono le sfide da affrontare per le imprese ricettive.

Focus sulla nuova domanda turistica e sulle nuove professionalità necessarie agli operatori, in un contesto in cui tra le prime difficoltà c’è proprio la mancanza di personale e di competenze.

Il turismo è dato in netta ripresa, con le decisioni di viaggio dei cittadini europei non condizionate dalla guerra in Ucraina, ma da inflazione e aumento dei costi.

Secondo i dati dell’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di commercio, elaborati da Isnart-Unioncamere, nell’estate 2022, le imprese ricettive italiane hanno venduto in media il 51,5% delle camere disponibili nel mese di giugno, il 72,6% a luglio e il 78,8% ad agosto, andamento sostenuto anche rispetto al 2019. Il 64,2% dei turisti era italiano e il 35,8% internazionale (componente in ripresa rispetto all’estate 2021).

Il bilancio è in chiaroscuro: vendite superiori agli anni passati (2019 compreso), ma crescita dei costi che mette in difficoltà un’impresa su due; per l’autunno un’impresa su tre prevede di aumentare i prezzi.

CAMBIA LA DOMANDA. Il Covid-19 è stato un acceleratore di tendenze già in atto da tempo. Tra i trend di domanda che si consolidano: la riservatezza, ricerca di uno spazio riservato per sé stessi o da condividere con poche persone selezionate; il benessere, attenzione verso l’aspetto emotivo e affettivo della vacanza; la libertà, esperienze fuori dagli schemi della normalità; la dimensione “on life”, esperienze immersive e a fisicità aumentata. Le prime 10 motivazioni di visita dei turisti in Italia per la stagione estiva 2022 sono state: posto ideale per riposarsi (18,8%); il risparmio tramite ospitalità da parenti e amici (17%); la natura (16,8%); il desiderio di vedere un posto mai visto (16,1%); la ricchezza del patrimonio artistico/monumentale (15%); balneare: svago e relax (14,8%); il rapporto qualità-prezzo (14,1%); la facilità di raggiungimento (12,6%); la vicinanza della meta (11,8%); la conoscenza della struttura ricettiva (11,7%).

RICERCA DI COMPETENZE. La ripresa della domanda si è dovuta confrontare con la carenza di personale nel turismo. Il 60,7 % delle strutture alberghiere e il 14,1% di quelle extra alberghiere hanno incontrato grandi difficoltà durante l’estate a reperire personale stagionale.

Se il turismo rappresentava un quarto di tutti i nuovi posti di lavoro prima di Covid-19, nel periodo più acuto della pandemia, i lavoratori del travel si sono spostati in altri settori dell’economia (3 milioni di posti di lavoro in meno in Europa). Il calo dell’occupazione ha colpito soprattutto i giovani e le donne. Il mismatch (difficoltà di reperimento) tra domanda e offerta di lavoro è ormai un fenomeno strutturale. Il Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal stima per il 2022 circa 2 milioni di “assunzioni difficili”, di cui 400mila per figure professionali nel settore del turismo, principalmente a causa della mancanza di candidati (shortage gap) nel 25% dei casi (+9% sul 2019), mentre nel 10% dei casi emerge un disallineamento rispetto alle competenze richieste (skill gap).

Randstad sottolinea che a questo gap si aggiunge la necessità di riconversione e aggiornamento delle competenze, per far crescere la massa critica delle opportunità per risorse umane qualificate e per rispondere al fabbisogno delle aziende anticipando la domanda di nuovi profili.

Tra le nuove figure professionali richieste: energy manager, social media manager, data analyst, digital marketing manager ed esperti di digital management per prodotti e destinazioni turistiche.

Il settore vive la sfida delle competenze. Come rileva l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di commercio, oggi per il 51,9% delle persone Internet rappresenta il principale strumento che influenza la scelta di soggiorno, sopravanzando la conoscenza dei luoghi già visitati (37%) e il passaparola (33%). Sulla rete si costruisce e si condivide il legame soggettivo ed emotivo con i luoghi, si progettano le esperienze, si confrontano offerte e soluzioni. Serve una nuova formazione che tenga il passo con la crescita del settore, laddove oggi le risorse sono concentrate sugli investimenti in infrastrutture e i programmi di formazione sono obsoleti. La competizione si giocherà sempre più sulle skill digitali e sulla capacità di applicare e gestire una data governance anche in termini predittivi.

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