Una ricetta per l’Italia dalla Bocconi a Dubai
«Vi apprestate a entrare in un momento di grande imprenditorialità del comparto turistico, un settore che sta vivendo una trasformazione digitale. Fate in modo di cogliere queste opportunità». Sono le parole di Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi di Milano, all’apertura della cerimonia di consegna dei diplomi del MET, il master in economia del turismo. Una giornata scandita dalla tavola rotonda sul tema Italia turistica fra patrimonio fisico e capitale sociale, che ha visto la partecipazione di istituzioni e imprese.
E se a livello europeo l’industria turistica movimenta il 9% delle imprese per 12 milioni di persone occupate e favorisce una coesione e integrazione tra i diversi popoli, per il nostro Paese il turismo rappresenta un vero e proprio comparto strategico da gestire anche in modo tecnico. È l’idea sostenuta da Roberta Guaineri, assessore al Turismo, Sport e Qualità della vita Comune di Milano, secondo cui «il capoluogo lombardo in questi ultimi anni ha visto aumentare la presenza turistica, non solo business, ma anche leisure, grazie alla programmazione delle cosiddette settimane tematiche».
Si tratta di organizzare la città in base a determinati temi come moda, gastronomia, design e cultura e attorno a essi costruire una serie di eventi anche in zone periferiche della città, luoghi da conoscere. «Certo, poi bisogna portare i turisti con voli diretti, come abbiamo fatto con la Cina introducendo cinque collegamenti in più su Milano».
Tecnica, ma anche integrazione, supportata dall’innovazione. «Come sta facendo Dubai in vista di Expo 2020: la città ha già una previsione di quanti turisti visiteranno il Paese attraverso un’operazione di segmentazione della domanda per poter così diversificare l’offerta», ha affermato Fabio Galetto, direttore luxury e travel di Google.
Certo, l’Italia non può forse fare affidamento su grandi capitali economici che Dubai invece possiede, ma può sicuramente contare su un’ampia gamma di offerte turistiche diversificate. «Basti pensare alla varietà dei nostri borghi, quell’Italia ancora poco conosciuta dove è possibile fare esperienze di viaggio sociali a contatto con realtà locali e artigiane», ha sottolineato Fabio Lazzerini, consigliere delegato dell’Enit, che ha poi snocciolato qualche numero: «Il 30% dei cinesi che arrivano in Europa viene in Italia, così come il 27% di turisti provenienti da aree non Schengen, come i Paesi del Golfo. Ecco, dobbiamo puntare su questo genere di viaggiatori, sui volumi di persone che portano alto reddito».
E il territorio e le piccole realtà italiane sono i soggetti del turismo coesivo e sostenibile auspicato da Antonio Tencati, MET Università Bocconi, che vede nella dinamica collaborativa tra imprese, società civile e soggetti pubblici il driver dell’industria turistica italiana. Ma non è mancato chi, come Elena David, amministratore delegato Valtur, ha sottolineato l’arretratezza di infrastrutture, anche a livello di istituzioni, che bloccano lo sviluppo del turismo in molte zone di Italia.
«Spesso in questi casi si procede per iniziativa privata. Questi territori sono invece da valorizzare e destagionalizzare, allungando così il periodo di permanenza turistica e incrementando l’occupazione secondo logiche di redditività». Come sottolineato da Mauro Parolini, assessore allo sviluppo economico Regione Lombardia, «compito delle istituzioni è valorizzare e supportare il territorio con iniziative volte a incrementare la presenza turistica tutto l’anno».
Un patrimonio turistico che sia conosciuto (attraverso operazioni di marketing a supporto della destinazione), accessibile, attraverso infrastrutture e la digitalizzazione, e che sia fruibile, ovvero che il turista riesca a compiere il suo viaggio. Sono i tre asset individuati da Cristina Mottironi, MET Università Bocconi, per portare l’Italia a una specializzazione turistica.
L’intervento conclusivo è stato quello di Dorina Bianchi, sottosegretario di Stato ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che ha evidenziato il cambiamento del turismo in Italia in questi ultimi anni grazie a una maggiore collaborazione tra istituzioni e stakeholder territoriali e aziende: «Erano 30 anni che in Italia mancava un piano nazionale sul turismo. Questo è venuto dai territori e dai cittadini partecipi di uno sviluppo che già vede i suoi frutti. In Italia il turismo cresce infatti del 4,3%, rispetto al 3,3% degli altri Paesi europei. Ma possiamo fare di più puntando sulla destagionalizzazione e le nuove tecnologie».