Il consiglio direttivo di Isvra, l’Istituto italiano per lo Sviluppo rurale e l’Agriturismo, si scaglia contro il Tax Credit Vacanze, indicato dal ministro Franceschini come principale sostegno al turismo previsto dal decreto Rilancio.
«È un provvedimento cervellotico che pretende di combinare demagogicamente aiuti alle famiglie a basso reddito e aiuti alle imprese turistiche – dichiara Mario Pusceddu, presidente di Isvra – In realtà costa un sacco di soldi, 2,4 miliardi di euro, e davvero non aiuta né le famiglie a basso reddito né le imprese turistiche».
L’istituto osserva che il limite Isee di 40mila euro si applica indistintamente a nuclei familiari di tre o più persone (effettivamente a basso reddito) e di una sola persona (che avrà dunque un reddito superiore di almeno tre volte, e nessuna ragione di essere aiutata a pagarsi le vacanze). D’altra parte Isvra ritiene che sia paradossale credere che fra le principali necessità delle famiglie davvero a basso reddito ci siano le vacanze.
“Non meno sconclusionato – sottolinea la nota – è l’impatto del Tax Credit Vacanze sulle imprese turistiche. È arcinoto che il principale problema di queste imprese è la liquidità. E allora il governo che fa? Chiede loro di anticipare, sotto forma di sconto agli ospiti agevolati, l’80% del corrispettivo”.
Altri dubbi suscita poi la disciplina del rimborso dello sconto, “genericamente indicata nel decreto come credito d’imposta da fruire esclusivamente in compensazione. Nei prossimi mesi il turismo sarà almeno dimezzato rispetto all’anno scorso; gli incassi, e di conseguenza le imposte sul reddito, crolleranno; la compensazione si potrà fare, se si potrà fare, in tempi lunghi, aumentando le difficoltà delle imprese del settore”.
Isvra calcola che con 2,4 miliardi si poteva dare alle imprese turistiche un contributo di 470 euro per posto letto, pari a una media di 11.100 euro per impresa, magari anche qualcosa in più alle piccole prevedendo un tetto massimo all’aiuto.
«Così come è congegnato, il Tax Credit Vacanze si risolve in una trovata elettoralistica, vestita di apparente sensibilità economica e sociale, che guadagnerà consensi solo fra coloro che non ne sono i dichiarati beneficiari», conclude Pusceddu.