Aspettando l’avvio vero e proprio delle trattative con Certares per la cessione di Ita Airways, il ceo Fabio Lazzerini traccia il percorso che porterà la compagnia di bandiera a crescere nei prossimi 10 mesi. La fase due del vettore – dopo quasi un anno dal decollo ufficiale dei primi voli e imbastito il processo di vendita – prevede l’aumento delle rotte sia sul nazionale, sia sul long haul, grazie soprattutto ai nuovi aerei in arrivo.
Il manager, però, si leva anche qualche sassolino dalla scarpa, affrontando il tema della continuità territoriale sulla Sardegna, la concorrenza delle low cost e l’esigenza (condivisa da tutte le compagnie aeree Iata) di sospendere temporaneamente la regola europea sugli slot per la stagione invernale. Sullo sfondo il caos voli e aeroporti, che non sembra preoccupare più di tanto il vettore tricolore.
Nel bel mezzo delle trattative e delle elezioni per il nuovo esecutivo, come procede la messa a punto dell’operativo di Ita per i prossimi mesi?
«Aumentiamo i voli nazionali già in inverno: c’è una evoluzione importante da questo punto di vista, anche perché nel secondo trimestre abbiamo guadagnato 7 punti di mercato proprio sul domestico. Sul lungo raggio, invece, per la winter decolliamo verso Delhi e Tokyo che proseguiranno anche nell’estate 2023, quando invece apriremo le rotte per San Francisco e Washington negli Usa. Speriamo anche di aprire una nuova rotta per il Sudamerica. Dipende anche se i prossimi aeromobili in consegna arriveranno in tempo».
Come stanno performando i collegamenti con il Nordamerica?
«Stanno andando benissimo e l’incoming sta facendo da traino. L’estate è stata un successo, sul long haul a settembre abbiamo un load factor totale che sfiora il 90%; e per ottobre siamo già all’80% del venduto. Stiamo beneficiando anche del rapporto euro-dollaro che è vantaggioso per i turisti statunitensi».
Quindi il focus rimane l’ampliamento del lungo raggio?
«Una delle missioni per cui è stata creata Ita è di riequilibrare lo squilibrio di connettività ancora presente nel nostro Paese. Prima l’Italia esportava passeggeri a lungo raggio, ma ora più del 20% dei passeggeri esteri non escono dall’aeroporto per andare in altri Paesi. Stiamo aumentando la quota di mercato anche sui voli nazionali ma la missione prioritaria, appunto, è espandere la connettività diretta nei voli internazionali e intercontinentali. Dobbiamo, però, fare un lavoro di sistema e ci stiamo lavorando con Aeroporti di Roma e Ferrovie dello Stato».
Tornando al corto raggio, perché avete deciso insieme a Volotea di anticipare lo stop ai servizi di continuità territoriale con la Sardegna?
«La continuità territoriale non esiste per caso. Queste rotte, da sole, non sono profittevoli nell’economia di mercato attuale. In primavera siamo entrati con Volotea per offrire i servizi senza compensazione, ma andando verso l’inverno e la bassa stagione – contando anche l’aumento del jet fuel e dei costi dell’energia generali – i collegamenti con la Sardegna non reggono più economicamente. Sappiamo che la Regione ha preparato un bando per la nuova continuità territoriale, che sta sottoponendo alla Commissione europea e confermo che Ita Airways è interessata e parteciperà alla gara».
Dopo un’estate di grandi numeri, ma anche di disagi per i passeggeri, che autunno sarà per il trasporto aereo?
«Per l’autunno credo che da un lato la situazione migliorerà, anche perché si vola meno rispetto all’estate. Noi non abbiamo avuto particolari problemi in questi ultimi mesi, ma è chiaro che i disagi che sono avvenuti in Nord Europa influenzano a cascata anche l’Italia, proprio perché il trasporto aereo è un sistema estremamente interconnesso. Il caos aeroporti ci influenza quando ci chiedono di ridurre la capacità o i biglietti in vendita, ma impattano anche quando le inefficienze in quegli scali – da Amsterdam a Heathrow – fanno partire in ritardo i nostri aeromobili. Se questo avviene soprattutto sui voli del primo mattino, poi devi cercare di recuperare durante tutta la giornata e non è sempre così facile».
Gli aeroporti chiedono con insistenza il ritorno della regola pre Covid dell’utilizzo degli slot almeno all’80% per conservare i diritti sulle bande orarie. Cosa ne pensa?
«Siamo contrari. Come Ita Airways e insieme a Iata stiamo facendo lobby presso la Commissione europea affinché venga esteso a tutto l’inverno il waiver. Durante la summer, infatti, abbiamo potuto usufruire di questa temporanea sospensione della norma. Al momento Bruxelles non si è ancora espressa, ma chiediamo con forza l’estensione della sospensione almeno per la winter».
Ma gli scali sono fermamente contrari…
«In questo modo, però, costringono i vettori a operare voli inefficienti, con il 30% di load factor: una soluzione insostenibile sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista ambientale; visto che tutto il sistema dell’aviazione spinge fortemente per la decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni».
Gli ultimi mesi hanno messo in crisi il modello “hub and spoke” in Europa, che vede le grandi compagnie legacy basare il network su un solo grande scalo.
«Sicuramente è stato messo più sotto stress, ma in fine dei conti le cause sono state molteplici. La finestra di booking dei passeggeri è cambiata moltissimo con tanto sottodata e poco advance. Questo ha impattato sul caos aeroporti estivo, anche se sarebbero dovute essere le compagnie aeree le più colpite. Ma c’è stata soprattutto una difficoltà a trovare personale qualificato negli aeroporti, anche perché il nostro è un settore molto certificato, oltre a qualche errore strategico di programmazione. I grandi hub hanno sofferto di più proprio per questi motivi».
Rispetto alla privatizzazione della compagnia, infine, come procede la trattativa con Certares per la privatizzazione?
«L’interlocuzione fra il ministero dell’Economia e il fondo Certares sta andando bene. Al Mef spetta gestire questo passaggio, a noi mantenere la compagnia in buona salute. Il prossimo incontro con i possibili acquirenti sarà il 28 settembre e in quel caso si parlerà anche dell’aggiornamento dei dati della data room».
Cosa risponde al ceo di Ryanair, che chiede al governo di non vendere Ita alla cordata Delta-Air France-Klm?
«Semina zizzania continuamente. Due mesi fa Michael O’Leary chiedeva di non cedere Ita a Lufthansa e oggi dice di non concederla alla nuova cordata. Forse è un po’ nervoso perché i numeri parlano chiaro: i dati di Assaeroporti nel secondo trimestre dicono che abbiamo recuperato 7 punti di quota di mercato sui voli nazionali, proprio nei confronti di Ryanair che ne ha persi 5 nonostante abbia incrementato il numero di voli. Forse questa nostra compagnia che tutti davano per morta non va poi così male».