by Fabrizio Condò | 16 Maggio 2024 11:48
«La sposa ha già indossato il vestito, quindi questo matrimonio “s’ha da fare”». Ita e Lufthansa, novelli Renzo e Lucia, si apprestano quindi a convolare a giuste nozze, spiega fiducioso e sorridente Antonino Turicchi[1], presidente del vettore italiano, a margine della presentazione di “Airport in the city[2]” alla stazione Termini di Roma.
Le fedi sono pronte, l’ultima pagina del romanzo è vicina? «Stiamo lavorando proprio perché l’operazione si avvii a una conclusione positiva» ribadisce Turicchi. Dalla pronuncia del fatidico sì ai confetti, però, ce ne passa. L’ottimismo incondizionato che si respira sulla sponda tricolore si infrange contro le ferme richieste di Bruxelles[3] e, scrive Il Sole 24 Ore, anche per l’esitazione dell’ultimo minuto – capita prima di presentarsi all’altare – del promesso sposo tedesco.
Lufthansa, infatti, sembra aver posto una deadline precisa: l’estate. Altrimenti è pronta a vestire i panni di Don Abbondio per un «né ora, né mai» che avrebbe del clamoroso dopo tanti mesi a preparare il banchetto in pieno accordo con Ita. Non è però un fulmine a ciel sereno, perché il 20 marzo l’amministratore delegato del Gruppo tedesco, Carsten Spöhr[4], era stato chiaro: «Ita ha bisogno di un partner prima di quest’estate».
Siamo all’ultima chiamata e il dietrofront scatterebbe qualora Lufthansa giudicasse eccessivamente onerose le condizioni[5] imposte dall’Ue, ordinando la ritirata di fronte a un contratto in base al quale si è già impegnata a versare 325 milioni in cambio del 41% del capitale di Ita, il primo step per ottenere il controllo totale della compagnia italiana entro dieci anni.
Un ultimatum giustificato, sempre secondo il Sole 24 Ore, dal “contatore degli interessi di Ita, che ha segnato ulteriori 16 milioni di euro di passivo dalla fine di settembre 2023 fino al 31 marzo scorso. Cifra che si aggiunge ai 16 miliardi, i costi dell’ex Alitalia, con le ricapitalizzazioni e gli oneri complessivi, sopportati dallo Stato e dall’intera collettività nella storia dell’ex compagnia pubblica dal 1974 a oggi».
Uno scenario che il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, non vuole neppure prendere in considerazione. Attendendo la sentenza, punta il dito contro Bruxelles: «Boicottare l’unione tra Ita e Lufthansa sarebbe un danno enorme per i lavoratori: se la Commissione europea facesse perdere tempo sarebbe gravissimo». Poi fa capire che l’Ue non è l’unico ostacolo alla trattativa Ita-Lufthansa: «Se qualcuno sta lavorando per far saltare l’operazione è un atto ostile verso l’Italia e gli italiani, sarebbe l’ennesima dimostrazione che a Bruxelles ci sono cittadini di serie A e di serie B».
Ma davvero qualcuno trama nell’ombra per far saltare il matrimonio, con la chiesa già addobbata? La risposta di Turicchi è sibillina: «Lo sappiamo bene…». Il pensiero corre subito a noti vettori concorrenti, ma il presidente di Ita preferisce glissare e sparge ancora ottimismo: «Noi ci preoccupiamo esclusivamente del piano condiviso con Lufthansa. In questo momento, soprattutto, la cosa più importante è la disponibilità di aeromobili. Ecco perché stare in un Gruppo darebbe a Ita più forza: trovare aeromobili sul mercato è un’impresa attualmente impossibile. In sintesi, per migliorare è necessario “mettersi insieme” e siamo convinti che quella intrapresa sia la strada giusta».
Ita, insomma, è già al “Vi dichiaro marito e moglie”. Lo sposo tedesco arriverà puntuale?
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