Ita senza Lufthansa? Farebbe fatica a restare sul mercato
VOICE OF LEADER di Andrea Giuricin – La vendita del 41% di Ita da parte del governo a Lufthansa è sicuramente un risultato positivo. Da sola Ita Airways nel mercato aereo attuale farebbe fatica, nonostante i miglioramenti dei risultati degli ultimi anni. Insieme a Lufthansa, invece, ha la possibilità di crescere all’interno di un grande Gruppo, che ha l’intenzione di sviluppare il mercato italiano e, in particolare, lo scalo di Roma Fiumicino.
Lo sviluppo del vettore con il partner tedesco prevede una forte crescita sul “Leonardo da Vinci”, specialmente per i voli intercontinentali. L’hub sarà sempre di più una porta d’ingresso per i collegamenti verso il Nord America, il Sud America e, in futuro, verso l’Africa, che va ormai delineandosi come un mercato dalle grandi potenzialità, anche grazie agli accordi di liberalizzazione del mercato aereo.
L’entrata di Ita nell’orbita di Lufthansa porta sicuramente un cambiamento non secondario nei cieli europei. Storicamente Alitalia e poi Ita Airways hanno fatto parte dell’alleanza SkyTeam, dove Air France-Klm e Delta rivestono un ruolo fondamentale. Il vettore italiano, pur essendo relativamente piccolo, può spostare leggermente gli equilibri verso Lufthansa e Star Alliance, ma c’è da tenere conto che in Europa si stanno giocando altre partite delicate. Mentre si attende la decisione finale su Air Europa e il Gruppo Iag, all’orizzonte si prospetta già una nuova sfida, che molto probabilmente vedrà protagonista la portoghese Tap, con Air France-Klm pronta a posizionarsi.
In un mercato come quello italiano c’è comunque una possibilità di crescita per tutti, sia per i vettori low cost, che continueranno a recitare la parte del leone nel breve-medio raggio, che per Ita Airways per quanto riguarda il lungo raggio. In questo scenario italiano ed europeo c’è da sottolineare come le sfide per il settore aereo siano davvero rilevanti, sia da un punto geostrategico con la crescita dei vettori medio-orientali e cinesi, che da un punto di vista ambientale.
Il settore aereo, che vale il 14% circa delle emissioni dell’intero comparto trasporti (che incide un 25% sul totale), vede una sempre più forte attenzione da parte del legislatore europeo. L’obbligo di utilizzo crescente dei Saf (i carburanti sostenibili), senza alcun incentivo vero e proprio alla produzione come invece succede negli Stati Uniti, e l’aumento dei costi sempre più rilevanti legati alle emissioni porteranno a un incremento dei costi per il settore aereo, soprattutto per le compagnie europee che rischiano di trovarsi svantaggiate a livello globale.
Il punto da evidenziare è proprio questo: in un mercato aereo sempre più competitivo i grandi operatori medio-orientali continuano a crescere in maniera rilevante. Diversi vettori cinesi hanno superato la barriera dei 100 milioni di passeggeri all’anno già prima del Covid (solo per riferimento, Ita lo scorso anno ha trasportato 15 milioni di passeggeri) e nuovi attori nell’area medio-orientale, per giunta, nascono con il pieno sostegno dei governi. Poter contare su Gruppi europei competitivi è dunque importante ed è necessario spingere affinché, prima o poi, si vada verso una maggiore integrazione azionaria anche con i vettori americani.
In un panorama così variegato e complesso si comprende bene l’importanza di avere un’Ita Airways più forte con l’appoggio di Lufthansa.
Esperto di trasporti a livello globale, è ad di TRA Consulting. Insegna all’Università Milano Bicocca e alla University of Southern California. È stato visiting professor all’Accademia nazionale di Scienze Ferroviarie in Cina. È consulente Onu e senior transport consultant della Banca Mondiale. Membro del board italiano di Gbta - Global Business Travel Association. Collabora con le Authority dei Trasporti e della Concorrenza in Italia, Spagna, Malesia, Sudafrica e Francia.
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