Ita versus Aeroitalia: lite sul brand Alitalia
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Il marchio è mio, guai a chi me lo tocca. Giusto il tempo di prendere posto nella cabina di pilotaggio di Ita e Jörg Eberhart sguaina la sciabola e avvisa Aeroitalia sul brand di Alitalia, contenzioso che si trascina da un anno e mezzo. La replica dell’amministratore delegato di Aeroitalia, Gaetano Intrieri, è una bordata: «È un gesto ostile nei confronti di una realtà nazionale da parte di una compagnia ormai sotto il controllo prospettico di Lufthansa, e quindi di fatto tedesca. Fare una causa a noi nel nome di Alitalia per giustificare una fantasiosa valorizzazione del marchio vuol dire ancora una volta vituperare il nome di Alitalia». A occhio non finisce qui.
Prima di addentrarci nell’attualità, è necessario fare un salto alle puntate precedenti.
PROLOGO
Nell’ottobre 2021 l’allora presidente di Ita, Alfredo Altavilla, rileva lo storico brand di Alitalia per 90 milioni di euro, dopo aver chiuso la trattativa con i commissari – incaricati dell’amministrazione straordinaria – e il ministero delle Imprese e del made in Italy (Mise).
PRIMO ATTO
Il 19 ottobre 2023 la Società italiana brevetti, che tutela la proprietà intellettuale di Ita Airways, redige una “contestazione” ad Aeroitalia sul suo brand e tuona: “I vostri marchi rappresentano una chiara violazione dei diritti esclusivi di Ita e traggono un ingiustificato vantaggio dalla reputazione dei marchi della stessa”. In sostanza, Ita rivendica la titolarità del brand, accusa Aeroitalia di plagio, le intima di cambiare nome e logo e chiede un risarcimento.
«Marchio e pittogramma — ribatte Intrieri — sono completamente differenti». AeroItalia esibisce tricolore e la A in coda, tutto regolarmente registrato presso l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale, che il 26 settembre 2022 lo ha pubblicato nel Bollettino dei marchi.
Febbraio 2024, un anno fa: AeroItalia si aggiudica il primo set. Il Tribunale di Roma, infatti, respinge la richiesta cautelare presentata da Ita, precisando che “non esiste una confondibilità tra i marchi AeroItalia e Alitalia”. La compagnia aerea guidata da Intrieri, quindi, può continuare a utilizzare il suo marchio e logo senza restrizioni.
SECONDO ATTO
Ita incassa il colpo, ma cova la rivincita. Nel frattempo arriva il tanto sospirato sì dell’Ue al matrimonio con Lufthansa, che medita il ritorno del marchio Alitalia, ma solo quando il vettore farà utili e sui voli intercontinentali, lasciando la livrea azzurra di Ita sui collegamenti nazionali ed europei. Non a caso lo scorso settembre a Milano viene lanciato il claim Ita Airways “inspired by Alitalia“. «Non si tratta di un’operazione nostalgia – specifica l’ex presidente, Antonino Turicchi – ma del recupero dei valori che hanno costituito l’identità italiana nel mondo e che sono insiti nella cultura di questa compagnia».
L’ultimo tassello lo mette il neo ad, Jörg Eberhart, il 3 febbraio: durante la conferenza stampa di presentazione dei nuovi vertici di Ita a Fiumicino: «Ita è in possesso del marchio comprato dai commissari, che ha un valore altissimo. Prima di considerare come e quando riavviarlo vorremmo raggiungere una stabilità per l’azienda e rilanciarlo nel miglior modo possibile. Vediamo come vanno i primi mesi, l’idea ovviamente è quella di usufruire di tutto il potenziale del marchio».
È il segnale che Ita sta per tornare all’attacco. Anzi, lo ha già fatto.
TERZO ATTO
Infatti, il 29 gennaio Eberhart prende carta e penna e scrive al Tribunale di Roma. Oggetto: “Procedimenti – cautelari e di merito – pendenti nei confronti di Aeroitalia S.r.l. avanti il Tribunale di Roma R.G. N. 10547/2024. Svolgimento: «Con la presente dichiarazione confermo il pieno e incondizionato interesse della Società a tutelare i marchi “Alitalia” e il considerevole avviamento dagli stessi acquisito e, dunque, a coltivare tutte le domande proposte in via di merito e cautelare nei confronti di Aeroitalia S.r.l. nell’ambito dei procedimenti pendenti di cui all’oggetto».
Intrieri affida la replica, durissima, a una lettera aperta indirizzata al presidente di Ita Airways, Sandro Pappalardo. «Preg.mo presidente, desidero portare alla Sua attenzione il documento allegato a questa comunicazione, firmato dal nuovo amministratore delegato di Ita Airways. Il documento riguarda un contenzioso in corso, basato su una presunta somiglianza tra il logo della nostra Aeroitalia e quello della (ex) Alitalia, nonché su un’asserita assonanza del nome. Non intendo entrare nel merito legale della vicenda, già esaminata dal giudice di primo grado che ha emesso una sentenza favorevole ad Aeroitalia, sancendo l’infondatezza di tali richieste. Tuttavia, ritengo opportuno evidenziare alcune considerazioni di particolare rilievo».
Da qui parte l’offensiva: «Il 28 giugno 2024, su mia richiesta, ho incontrato a Roma il sig. Jörg Eberhart, all’epoca ceo designato di Ita Airways. Durante quell’incontro, egli definì il contenzioso in oggetto come “inutile e privo di fondamento“, autorizzandomi a trasmettere ai legali di Ita la sua posizione. Inoltre, mi rassicurò che, una volta ufficialmente nominato amministratore delegato, avrebbe posto fine a questa disputa come uno dei suoi primi atti».
Poi, però, le cose sono cambiate, sottolinea Intrieri, che punta il dito su Eberhart: «Il documento allegato dimostra un cambio radicale di posizione, sollevando seri interrogativi sull’affidabilità e la coerenza del suo operato. Ancora più grave è l’esplicito riferimento contenuto nella missiva, secondo cui questo cambio di approccio sarebbe riconducibile alla volontà di Lufthansa Ag, che detiene il 41% di Ita Airways. Questo conferma come le decisioni strategiche di Ita non siano più dettate da una logica nazionale, ma siano ormai subordinate agli interessi del vettore tedesco. Ciò che rende la situazione ancora più allarmante è il fatto che l’attacco legale non sia rivolto a un competitor internazionale, ma a una compagnia aerea italiana che opera in equilibrio economico, senza alcun contributo pubblico e che crea posti di lavoro, stimola lo sviluppo e garantisce collegamenti essenziali per la mobilità dei cittadini italiani».
«È difficile – prosegue l’ad di Aeroitalia – non interpretare questa azione come un gesto ostile nei confronti di una realtà nazionale che, con le proprie forze e in poco tempo, è riuscita a costruire un modello “italiano” di business efficiente, con una particolare attenzione ai costi di esercizio. È abbastanza facile da intuire ma allo stesso tempo paradossale il fatto che Ita stia tendando di utilizzare questo contenzioso per difendere il valore di un marchio, quello di Alitalia, che da oltre tre anni non viene utilizzato e che, al 31 dicembre 2023, risultava ancora iscritto nei bilanci con una valorizzazione di 90 milioni di euro»
Intrieri procede come un caterpillar: «È profondamente contraddittorio che Ita Airways, una compagnia ormai sotto il controllo prospettico di Lufthansa e quindi di fatto tedesca, rivolga un attacco legale a una compagnia italiana come Aeroitalia, utilizzando come pretesto la difesa di un marchio abbandonato e che adesso pare riappaia come fonte di ispirazione in un maquillage».
E ancora: «Per ben tre volte ho detto no ad Alitalia, anche quando circa 7.000 dipendenti fecero una petizione popolare per avermi alla guida della loro compagnia. Alitalia meriterebbe almeno di poter riposare in pace. Fare una causa a noi nel nome di Alitalia al fine di giustificare una fantasiosa valorizzazione del marchio vuol dire ancora una volta vituperare il nome di Alitalia e mancare ancora una volta di rispetto alla gente di Alitalia. La missiva del sig. Eberhart mi sembra abbastanza illuminante sull’importanza che Lufthansa dà al socio italiano».
Punto. Ma non a capo. Aspettando il quarto atto.
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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