by Gabriele Simmini | 22 Gennaio 2019 7:12
Sono passati solo 12 mesi, ma sembra ormai lontano il frizzante gennaio 2018 quando a Madrid la Spagna celebrava il record di 82 milioni di turisti e si preparava a vivere un’altra estate da incorniciare. Allo stesso tempo, l’ad di Meliá, Gabriel Escarrer, tuonava contro Airbnb – «fa male al turismo» – mentre il governo di Mariano Rajoy ne minimizzava l’impatto concentrandosi più sulla Catalogna, regione che si leccava le ferite, anche turistiche, della sua battaglia per l’indipendenza.
Ora Rajoy non c’è più, l’estate 2018 è andata sotto le aspettative, Airbnb non ha certo fatto retromarcia e la Catalogna sembra tornata in auge.
Sono stati 365 giorni lunghissimi anche per l’Italia, delusa anch’essa da un’estate meno convincente, con il ministro Gian Marco Centinaio che ha portato le deleghe al Turismo sotto il ministero per le Politiche agricole e forestali e che, al momento, ha nominato un nuovo presidente dell’Enit (l’ex Club Med Giorgio Palmucci) ma non ha certo brillato per solidarietà economica visto che nella manovra finanziaria è sparito il tax credit per gli hotel e mancano ulteriori fondi per le imprese turistiche.
Nel frattempo, dal punto di vista industriale, il nostro Paese ha visto nascere il maxipolo Eden-Alpitour proprio ai danni dell’iberica Barceló. E per il futuro di Alitalia, acquisita da Fs che sta sondando il terreno per il partner industriale, gli esperti suggeriscono di ricalcare la rotta di Iberia. La compagnia spagnola è rinata sotto l’egida di Iag diventando il motore della crescita del terzo Gruppo aereo più grande in Europa.
Un gioco di destini incrociati fra i due Paesi che, proprio nel 2018, ha visto nelle associazioni delle agenzie di viaggi di Italia e Spagna quelle più agguerrite contro i dettami di Iata su carta di credito e pagamenti.
Ma non finisce qui, perché se condividiamo con i cugini spagnoli i maggiori disagi legati all’overtourism, la stessa sorte ci accomuna rispetto agli interrogativi del nuovo anno.
Tutti e due i Paesi hanno subito nel 2018 una corsa dei prezzi che ha minato la piena riuscita della stagione, a cui si aggiunge per il 2019 la riscossa di Egitto, Tunisia e Turchia: mete iper competitive per offerta e tariffe. Entrambe dovranno fronteggiare una frenata degli arrivi e trovare nuove formule per reggere l’onda d’urto.
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