by Gabriele Simmini | 7 Marzo 2017 17:10
C’è chi la chiama a ragion veduta la nuova era del disordine mondiale, sospesa com’è tra incertezze economiche, terrorismo, divieti e hackeraggi. Proteggere e proteggersi è il tema caldo che fa discutere il settore: sulle pagine dei giornali, nei cda, in fiera e in agenzia.
A Berlino, alla 51ª edizione di Itb, la questione è declinata in tutti i suoi aspetti, perché se i tempi della cronaca mondiale viaggiano rapidi, spesso il turismo non ha risposto altrettanto velocemente.
In meno di un anno dall’ultima fiera tedesca, Donald Trump è diventato il nuovo presidente degli Usa, l’attacco all’aeroporto di Bruxelles ha messo in ginocchio il traffico aereo europeo, la Gran Bretagna ha optato per la Brexit, Istanbul ha subìto numerosi attentati e un colpo di Stato e la Germania stessa è stata teatro della strage del 19 dicembre ai mercatini di Natale di Berlino, e prima ancora a Monaco.
Un bollettino di guerra per il turismo, senza considerare i rischi informatici, il caso Zika e la persistente crisi economica, ma che nonostante tutto ha visto crescere i suoi flussi anche nel 2016.
Tra gli incontri di Itb dedicati al tema si va da Travel In Times Of Global Political Uncertainty, un tavolo di confronto con esperti di crisis management, giornalisti e psicologi, allo studio Travel Safety, Fears And Counterreactions Of Global Tourists, presentato da Richard Singer, presidente del t.o. Travelzoo Europe, entrambi in programma l’8 marzo.
Il giorno successivo, nel panel Safety First si confronteranno Georges-Pierre Cladogenis di Carlson Wagonlit, Sébastien Maire, chief resilience officer della città di Parigi e Paul Moxness di The Carlson Rezidor Hotel Group. A chiudere, Safety & Security: The New Order Of Tourism Destinations, con la partecipazione di Türsab, l’associazione delle adv turche.
Questi incontri provano a dare una risposta unitaria del settore. Perché viaggiare è diventato più complesso con più divieti, nuovi controlli alle frontiere, una giungla di regole e un certo grado di improvvisazione.
Per esempio, l’aeroporto di Charleroi ha installato dei gazebo nell’area antistante l’ingresso per controlli a campione su chiunque voglia accedere all’interno. In alcuni aeroporti del sud Italia, invece, è perfino possibile imbarcarsi senza mostrare la carta d’identità per dimenticanze o distrazioni del personale. Sembra essere questo, quindi, il contesto in cui si dimena l’industria del turismo, tra l’urgenza di garantire elevati standard di sicurezza e l’assenza di una coesione sulle misure.
Da occasioni come l’Itb di Berlino ci si aspetta che governi, linee aeree, operatori e aziende provino a disegnare il futuro del travel non solo in base al business, ma con la volontà di costruire un modello che assuma per tutti la priorità del binomio safety & security.
Iata e A4E, per esempio, hanno già messo all’ordine del giorno il tema del rinnovamento delle infrastrutture, salvo poi disconoscere l’aumento di eventuali tasse aeroportuali. Così come si parla ancora poco di sicurezza informatica e di protezione dei dati sensibili e dei pagamenti su mobile.
Il lontano 11 settembre 2001 cambiò il modo di viaggiare con nuovi livelli di restrizioni e controlli condivisi. L’abolizione e revisione di alcune misure, come quella sul limite dei liquidi nel bagaglio, era in programma in questi ultimi anni.
Poi è arrivato il nuovo “disordine mondiale” che ha rimesso tutto in discussione. Fino alla prossima grande emergenza.
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