Dalle minacce sanitarie alle catastrofi climatiche. In un mondo sempre più instabile e interconnesso, chi viaggia per affari investe sulla travel security. Un settore che, solo negli ultimi due anni, ha aumentato il proprio mercato del 30% con una correlazione diretta con il boom che, a livello mondiale, continua a conoscere il business travel.
In particolare, oltre alle nuove minacce informatiche, il cui costo mondiale stimato nei prossimi cinque anni è di 8mila miliardi di dollari, sono i rischi sanitari ad attirare i maggiori investimenti delle aziende con personale viaggiante. Da uno studio sviluppato da Itstime (Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies) e Sicuritalia emerge, infatti, come le imprese investano il 70% dell’intero budget previsto per la prevenzione dei rischi sulle minacce sanitarie, mentre solo il 15% venga allocato su quelle meteorologiche, il 5% nella sicurezza degli alloggi e il 5% in altri settori.
Le società che investono di più in travel security sono quelle appartenenti al settore energetico (60%). Più staccate tutte le altre, a cominciare da infrastrutture (10%), telecomunicazioni (15%) e alimentare (11%). I servizi richiesti riguardano la preparazione prima del viaggio con l’analisi del rischio legato alla trasferta, per proseguire con la prevenzione di tutto quanto può avvenire durante il viaggio vero e proprio: dalla compliance in loco alla scorta armata. Tra i servizi più gettonati non manca il cosiddetto security trained diver, un autista speciale (e discreto) capace di risolvere una serie di problematiche legate alla sicurezza.