POMPEI – Hic e ubique, qui e ovunque. Lo disse Amleto all’onnipresente fantasma del padre. Lo impiegarono ben prima gli antichi romani come augurio di prosperità. Oggi a prenderlo in prestito è Kel 12, e mai slogan fu più azzeccato.
È l’ultimo weekend di settembre e il motto riecheggia a Pompei: non solo agli scavi, dove è appena riemersa tale scritta antica duemila anni, ma anche nelle sale di Habita79, hotel che ospita la convention del tour operator con partner Trenitalia, Ita Airways, Saudi Tourism Authority, AlUla, Qatar Airways, Turkish e Europ Assistance.
In platea ottanta tra i migliori agenti di viaggi d’Italia: i senatori della distribuzione, per dirla alla romana.
Li conoscono uno per uno Daniela Di Berardino e Sonia Di Gregorio, la prima responsabile commerciale, la seconda direttrice vendite e marketing del t.o. Lo sanno altrettanto bene i “capi tribù”: il presidente del cda Massimo Grossi e l’amministratore delegato Gianluca Rubino, quest’ultimo perfetto nel ruolo di primus inter pares.
È lui a snocciolare i numeri di un progresso generoso: 30 milioni di euro di fatturato (+25%), 5mila passeggeri (+8%) a fine settembre, oltre 100 Paesi visitati e una marginalità del 5%. E se già ottobre e novembre macinano bene, il meglio verrà a Capodanno e poi in primavera. A riprova che «il rimbalzo post Covid non è passeggero, la voglia di viaggiare è ancora molto forte», commenta Rubino, che non manca di chiarire: «Stiamo crescendo, lo stiamo facendo bene, ma non vogliamo esagerare».
Priorità di Kel è non alterare il dna di tribù che viaggia: una comunità nata nel leggendario 1978, “anno di ufo, di Dallas, dei Mondiali in Argentina e di Pertini presidente”, come recitava la missiva-revival inviata a clienti e partner a fine agosto. Ebbene, quell’anno qualcosa di altrettanto memorabile accadde: “Un gruppo di amici e grandi viaggiatori, accomunati dalla medesima passione, fondò Kel 12, che come un moderno pioniere iniziò a disegnare infiniti itinerari, ad aprire vie e a tracciare sentieri che, oggi, sono comuni”.
Il primo varco fu aperto in Algeria, dove «ancora oggi Kel è nome comune» e al Paese si ispira il logo a tre punte che richiama la sella da cammello dei Tuareg.
E l’Algeria resta tuttora in cima nella top ten delle mete più vendute da ottobre 2023 a settembre scorso. Al suo fianco Namibia, India, Giappone, Uzbekistan, Tanzania, Argentina, Algeria, Cina e Islanda. Ma il podio spetta all’Egitto, trainato dalla navigazione sul Nilo a bordo di Eyaru e Nebyt, le dahabeya a vela acquistate a dicembre scorso, dopo aver costituito con un partner locale Kel 12 Egypt.
Ed è l’inizio di una nuova storia questo. La storia dell’integrazione verticale finalizzata a controllare il prodotto. A maggio, infatti, è stata completata l’acquisizione della dmc omanita Al Koor Tourism e altre ne verranno: «Stiamo trattando per un’operazione simile in Namibia e Patagonia», anticipa Rubino.
Nel frattempo, mentre le agenzie saranno formate con “Parole in viaggio” (altri 26 incontri in 10 città) e i “Lab” online, due strumenti per fidalizzare la tribù dei viaggiatori stanno per essere lanciati. Primo, il programma fedeltà Kel 12 Loyalty Club, che consentirà di accumulare impronte da 25 centesimi l’una e svegliare i clienti dormienti; secondo, l’app Kel 12 Plus in cui convoglieranno documenti di viaggio, itinerari, immagini e le chat con i compagni di viaggio e con gli esperti.
E sono questi ultimi – 80 in tutto, oltre agli archeologi e ora anche ai biologi marini – la vera e indiscussa eccellenza di Kel e del suo sodale Viaggi Levi. Perché non c’è viaggio senza cultura. E in un certo senso viceversa.