C’è chi dice no. E c’è chi dice ni. L’addio alle key box e ai self check-in sancito da una circolare del ministero dell’Interno – che riguarda tutte le strutture ricettive, in particolare quelle relative agli affitti brevi – non riscontra il gradimento degli imprenditori immobiliari, mentre quello di Aigo è un sì con riserva.
PERCHÉ NO
Non usa mezzi termini il presidente di Property Managers Italia, Lorenzo Fagnoni: «Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dimostra purtroppo una scarsa conoscenza del settore degli affitti brevi: non è vietando le key box che si affronta il tema della sicurezza e tanto meno quelli legati ai grandi flussi turistici in arrivo in Italia.
«Le key box – spiega – non sono uno strumento per eludere la legge, ma una soluzione tecnologica ampiamente utilizzata per rispettare gli obblighi di identificazione entro i tempi previsti. Inoltre, in molti casi, queste tecnologie sono integrate con sistemi avanzati di riconoscimento biometrico, come quelli utilizzati negli aeroporti per l’immigrazione, che garantiscono sicurezza ed efficienza».
Fagnoni sottolinea anche le differenze normative tra affitti brevi e strutture alberghiere. «I contratti di locazione breve seguono regole diverse da quelle degli alberghi. La responsabilità legale ricade sul conduttore, che non sempre coincide con gli ospiti effettivi. Applicare indiscriminatamente gli stessi obblighi previsti per gli hotel alle locazioni brevi denota un’incomprensione delle dinamiche del settore e rischia di penalizzare un comparto fondamentale per il turismo italiano».
“Il ministro – prosegue Fagnoni – sostiene che spetta ai proprietari garantire chi accede all’immobile anche successivamente al check in. Ma senza strumenti legali adeguati o presidi fisici è un compito impossibile. Come può un proprietario prevenire occupazioni abusive, se non ha strumenti né un supporto normativo per intervenire? Così rischia di scaricare nuovi oneri su chi opera già in un contesto complesso».
E allora servono misure precise: «Se si vuole superare l’uso delle key box è necessario proporre alternative concrete che bilancino sicurezza, innovazione e sostenibilità operativa. L’intero settore degli affitti brevi merita un dialogo più costruttivo e un approccio normativo che risponda alle sue reali esigenze, senza penalizzarlo con regole pensate per contesti completamente diversi».
PERCHÉ NI
Di base la nuova disposizione del Viminale trova d’accordo Aigo Confesercenti, spiega il presidente Claudio Cuomo: «Siamo favorevoli e in piena sintonia con le indicazioni del Viminale ad applicare tutte le procedure volte a garantire i più alti standard di sicurezza, sia per la clientela che per i gestori di strutture e locatori di affitti brevi. Il cosiddetto check-in “fa da te” degli ospiti nelle strutture ricettive a breve termine attraverso le key box è un meccanismo da superare».
C’è un però, avverte Cuomo: «È anche opportuno concordare, insieme ai ministeri competenti dell’Interno e del Turismo, l’ammissibilità di software che utilizzano procedure innovative di identificazione diretta elettronica da remoto come avviene ad esempio per lo Spid – che elimina l’identificazione de visu – e che peraltro già molti gestori professionali utilizzano: il riconoscimento degli ospiti avviene con tracciamento biometrico e codici Otp analoghi allo Spid.
«In questo modo – osserva ancora – si possono prevenire i rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica legati al possibile alloggiamento di persone pericolose o legate ad organizzazioni criminali e, allo stesso tempo, garantire un’esperienza turistica di qualità e in piena sicurezza. Senza creare uno svantaggio competitivo per il nostro turismo nei confronti dei tanti Paesi che non prevedono l’obbligo di riconoscimento de visu».