by Gabriele Simmini | 21 Maggio 2019 12:03
Inizio anno da brividi per le grandi compagnie aeree europee: tutte registrano perdite significative dovute all’aumento del costo del carburante e all’eccessiva offerta di voli, per non parlare di quelle che hanno dovuto chiudere i battenti dichiarando bancarotta. Risultati finanziari che spingono il settore a ragionare su un maggior consolidamento del mercato – come già suggerito più volte dal ceo di Ryanair, Michael O’Leary – prefigurando un passaggio dalla frammentazione endemica del settore a un market share sempre più ampio controllato solo da 4-5 grandi Gruppi.
Vero è che i risultati del periodo invernale sono storicamente i peggiori per le compagnie aeree, ma è un dato di fatto che le percentuali di perdite o di contrazione degli utili non sono mai state così alte da diversi anni. La ultima in ordine di tempo a registrare un dato negativo, è stata proprio Ryanair che – a fronte di un aumento di passeggeri [1]del 7% nel periodo ottobre 2018-marzo 2019 – ha fatto segnare un crollo degli utili del 29%. La britannica easyJet, invece, ha perso 249 milioni di euro sempre nell’ultimo semestre fiscale[2]. Un risultato che vede peggiorare di ben quattro volte le perdite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Non sono da meno Lufthansa, primo Gruppo europeo, e Air France-Klm, che nel primo trimestre 2019 hanno annunciato perdite rispettivamente per 336 milioni[3] e 322 milioni di euro. Anche la holding Iag (British Airways, Iberia, Vueling, Aer Lingus e Level), ha guadagnato solo 70 milioni di euro da gennaio a marzo di quest’anno, ovvero un clamoroso -91,2% dello scorso anno.
Norwegian Air, anche senza bisogno di questa crisi di inizio anno, versa già in condizioni economiche poco favorevoli e sta tentando in tutti i modi di tagliare i costi (dalle rotte al personale fino agli aerei) per rimettersi in sesto. Il suo futuro, però, sembra essere quello di una probabile acquisizione da parte di uno dei grandi Gruppi sopra menzionati, Lufthansa e Iag su tutti.
Profitti sotto pressione, quindi, per le maggiori compagnie del vecchio continente, senza contare che nel corso degli ultimi sei mesi il mercato ha assistito all’uscita di scena di troppi vettori europei colpito dalla crisi e dall’aumento vertiginoso del carburante, da Flybmi a Wow Air[4], da Germania a Cobalt fino a Primera Air.
Margini sempre più bassi, eccessiva offerta contro una domanda debole, la guerra costante dei prezzi che ormai non fa più distinzione tra low cost e legacy e la corsa del petrolio[5]: identificati i sintomi di una bolla pronta ad esplodere ora starà al mercato capire che direzione prendere. Secondo gli esperti di Citibank, interpellati dal giornale spagnolo Preferente, in Europa nei prossimi anni i vettori cresceranno di un residuo 6%, raffrontato alle compagnie nordamericane che invece prevedono una crescita del 25%.
Lo scenario che si prefigura, quindi, non è solo quello di una maggiore concentrazione dei player dei cieli in Europa, ma probabilmente anche un aumento delle tariffe medie dei voli.
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