by Roberta Moncada | 7 Luglio 2021 7:00
Partirà il 13 luglio il prossimo volo charter organizzato dalla Camera di Commercio italiana in Cina, operato da Neos, che finalmente trasporterà da Milano Malpensa a Nanchino alcuni degli italiani da mesi in attesa di poter entrare in Cina. Costo del biglietto: circa 1.300 euro in Economy Class. Prezzo che, rispetto alla media delle tariffe dei biglietti aerei Italia-Cina (che arrivano anche a 4mila euro) è comunque basso.
Non c’è da stupirsi, in realtà: attualmente, l’unico modo per arrivare in Cina dall’Italia è proprio tramite la compagnia del Gruppo Alpitour, che opera un volo a settimana da Milano a Nanchino, e, come immaginabile, registra il fully booked almeno fino a ottobre. Lo scalo intermedio in un Paese terzonon è però un’opzione praticabile, in quanto dal 13 maggio di quest’anno la Cina ha stabilito l’obbligo di arrivo dall’Italia unicamente tramite volo diretto e senza scalo.
Le regole per entrare in Cina, come noto, sono molto stringenti già da molti mesi. Oltre ai test molecolari (che vengono ripetuti diverse volte una volta arrivati a destinazione) e alla quarantena obbligatoria e controllata nelle strutture designate dalle autorità cinesi, agli stranieri che vogliono entrare nel Paese servono una serie di documenti, fra cui un healthcode digitale (emesso dall’Ambasciata del proprio Paese di origine) e una lettera di invito da parte del ministero degli Esteri cinese.
Solamente chi viaggia da e per Macao non è tenuto a una quarantena obbligatoria da parte delle autorità di Pechino (non a caso, l’isola registra da mesi un boom di turisti dalla Cina).
E la situazione, secondo indiscrezioni del Wall Street Journal che hanno fatto molto discutere in questi giorni, potrebbe rimanere questa fino a metà del 2022. La tempistica provvisoria, riporta il giornale americano, sarebbe stata fissata durante una riunione di metà maggio del Consiglio di Stato, a cui hanno partecipato anche funzionari del ministero degli Esteri cinese e della Commissione sanitaria nazionale.
Ma davvero la Cina ha intenzione di limitare i viaggi internazionali così a lungo?
A domanda diretta da parte di un giornalista, proprio in merito all’articolo del Wsj, Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha risposto che “la Cina adegua le sue misure di gestione dei viaggiatori in arrivo alla luce dell’evoluzione della situazione epidemica in modo scientifico” e che, considerando anche l’emergere di nuove varianti a livello mondiale, il Paese “continuerà ad adottare misure di prevenzione e controllo attraverso analisi scientifiche, e favorendo scambi di personale sani, sicuri e ordinati con altri Paesi”.
Certo è, che l’atteggiamento prudente di Pechino ha finora permesso alla Cina di mantenere i contagi al di sotto della media di altri Paesi, sia occidentali che asiatici. Ma la nuova variante che si sta registrando con focolai anche all’interno del Paese, in particolare nella zona del Guangdong, preoccupa – e non poco – le autorità. E questo potrebbe rallentare ulteriormente le tempistiche per un rilassamento delle misure di sicurezza.
In gioco, c’è molto: innanzitutto il benessere dell’economia interna, la cui crescita ha avuto riflessi anche sul turismo, che ha ormai raggiunto i livelli pre pandemici. Poi, l’imminente avvio dei Giochi Olimpici di Pechino a febbraio, palcoscenico che la Cina vuole sfruttare per presentarsi al mondo come nazione forte. Infine, l’elemento forse più importante: il 1° luglio, tra sfarzosi festeggiamenti, si è celebrato il centenario del Partito Comunista Cinese, e l’efficiente gestione della pandemia è sicuramente uno dei punti su cui il partito punta di più per giustificare la propria legittimità agli occhi dello stesso popolo cinese.
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