L’Ue “raccomanda” il test Covid-19 negativo per i passeggeri che viaggiano tra Cina ed Europa e si inaspriscono le critiche alla nuova ondata di restrizioni. Fanno ora fronte comune le compagnie aeree rappresentate da A4E e Iata con gli aeroporti di Aci Europe.
Quello dell’Unione europea – si legge nel comunicato – “in contrasto con la valutazione pubblicata dal Centro Covid europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie appena lo scorso 3 gennaio, in base al quale l’attuale ondata di casi di Covid 19 in Cina non dovrebbe avere un impatto sulla situazione epidemiologica nell’Ue”. Questo perché “le varianti di Covid in Cina sono già presenti nel vecchio continente, così come il maggiore livello di immunità acquisito dalla popolazione Ue”.
A4E, Aci Europe e Iata, quindi, sono del parere che testare sistematicamente i passeggeri in arrivo dalla Cina non possa costituire una misura basata su criteri scientifici e suggeriscono di “evitare i tamponi”.
Un’alternativa, piuttosto, potrebbe essere rappresentata dai test sulle acque reflue degli aeroporti e degli aerei in arrivo dalla Cina, ma si dovrà procedere con un esame dettagliato degli aspetti tecnici e operativi prima che venga presa qualsiasi decisione in merito. Aeroporti e compagnie aeree assicurano che faranno il possibile per agevolare l’operazione, “a patto che sia effettuata dalle autorità sanitarie competenti, poiché il personale aeroportuale e delle compagnie non è qualificato per farla”.
Dalle sigle anche la richiesta che Ue e Cina collaborino per riconsiderare in fretta i requisiti di un test pre partenza, sulla base di una valutazione del rischio basata su criteri scientifici.
Contraria a nuove restrizioni anche la presidente e ceo del Wttc, Julia Simpson: «Sono istintive e dimostrano che i governi non hanno imparato nulla sul comportamento di questo virus e continuano a ignorare il consiglio dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui le restrizioni alle frontiere non impediscono al virus di mutare o spostarsi in tutto il mondo. La reintroduzione di test Covid inefficaci per i viaggiatori cinesi è un passo indietro per il settore globale dei viaggi e del turismo».
Anche perché, nota la Simpson, «la riapertura della Cina dopo quasi tre anni è una grande notizia. I turisti cinesi di tutto il mondo hanno contribuito con 253 miliardi di dollari all’economia globale nel 2019, creando posti di lavoro e stimolando le economie regionali».
La Cina aveva già espresso il proprio dissenso per quei Paesi che hanno imposto i tamponi ai viaggiatori in arrivo, parlando di restrizioni “prive di basi scientifiche” e minacciando contromisure “basate sul principio di reciprocità”.