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La Cina rimanda al 2023 la ripresa del traffico aereo

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Anche per il 2022, la Cina si concentrerà sul recupero dei voli nazionali piuttosto che sul ripristino del traffico aereo internazionale, per il quale bisognerà aspettare (almeno) il 2023. È quanto emerge dal 14° piano di sviluppo quinquennale dell’aviazione cinese per il periodo 2021-2025, adottato e pubblicato dalla Aviation Administration of China (Caac), autorità di regolamentazione dell’aviazione del paese.

Il piano, prevede due fasi: la prima di recupero dei voli interni fino a tutto al 2022, e la seconda fase di crescita ed espansione – prima nel mercato interno, e successivamente al livello internazionale- dal 2023 al 2025.

La politica “zero-Covid” della Cina, ha infatti contribuito al rallentamento del traffico aereo, anche nazionale, in Cina, e in vista delle imminenti Olimpiadi invernali di Pechino, e del capodanno lunare (la festività principale per i cinesi), il governo non sembra affatto intenzionato a rilassare le misure di prevenzione del virus.

Nonostante la pandemia, però, gli obiettivi del Paese nel settore dell’aviazione civile rimangono ambiziosi. Secondo il report, entro la fine del 2025, la Cina avrà in funzione oltre 270 aeroporti civili, che gestiranno 17 milioni di decolli e atterraggi all’anno. I Paesi collegati alla Cina tramite rotte aeree supereranno i 70 (attualmente sono circa 65) anche grazie agli accordi presi con i Paesi coinvolti dalla Belt and Road Initiative. Il focus, rimarrà sullo sviluppo e sull’innovazione tecnologica, ma anche sul migliorare le politiche e gli standard per la sostenibilità del settore. Uno degli obiettivi è infatti di ridurre- sempre entro il 2025- le emissioni di CO2 per chilometro a 0,853 grammi (da 0,948 grammi nel 2020).

Una sfida chiave, in questo senso, sarà l’allineamento degli obiettivi di crescita del settore dell’aviazione con l’impegno preso dal Paese per raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica prima del 2030 e la neutralità di carbonio prima del 2060.

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