Ignorato, talvolta sbeffeggiato dai politici nel periodo pandemico, il segmento outgoing torna prepotentemente alla ribalta in questo inizio d’autunno sulla scia degli innumerevoli appelli di t.o. e agenzie di viaggi per salvare l’anno, o quantomeno contenere i danni di una magrissima estate.
Aziende che ora contano sul rilancio delle mete lungo raggio – grazie all’ammorbidimento dell’Elenco D e all’apertura dei corridoi – per una parziale compensazione delle perdite di fatturato. Ma quanto vale questo segmento? Per avere un’idea del business generato dalle destinazioni extra Ue possono bastare alcuni dati pre Covid: Bankitalia, nel 2019, ha certificato che la spesa complessiva dei viaggiatori italiani verso mete lontane fuori dall’Europa è stata di oltre 7,6 miliardi di euro, con una quota-mercato del 27% rispetto a medio o corto raggio.
Solo nel 2020, quindi nel pieno della crisi pandemica, il valore della spesa dei viaggiatori italiani verso mete lontane è crollato a soli 1,4 miliardi (-82%). Spese queste ultime che, peraltro, si sono concentrate tra gennaio e febbraio dello scorso anno, ovvero prima del lockdown e della chiusura delle frontiere. Nello specifico, le mete lungo raggio più redditizie, protagoniste delle programmazioni di gran parte del tour operating, sono quelle destinate a recuperare più lentamente: a partire dagli Usa, il cui valore di spesa turistica degli italiani, che era di 2,7 miliardi nel 2019, è crollato a 600 milioni nel 2020, e la regione asiatica (India, Maldive, Cina, Giappone) che due anni fa vantava una spesa turistica di 3,7 miliardi di euro, precipitata a poco più di 900 milioni nel 2020.
A giudicare poi dal peso specifico del long haul nella programmazione dei t.o. generalisti (tra il 40 e il 60%) si comprende perché questi ultimi mesi dell’anno siano considerati decisivi per avere bilanci meno disastrosi e pensare al futuro con maggiore serenità. Tra l’altro, gran parte degli operatori sono già da tempo proiettati verso le programmazioni 2022 e 2023, con una serie di problematiche contrattuali nelle relazioni con i fornitori.
Altra grande incognita: le strategie per intercettare una clientela profondamente cambiata nelle priorità di scelta delle vacanze e nelle richieste di tutela nelle fasi di prenotazione e acquisto. Una recente ricerca dell’Università Bocconi per Adutei ha evidenziato che i fattori decisionali più rilevanti per la domanda gravitano intorno a tre messaggi promozionali: la comunicazione di destinazione Covid-safe, in primis; la vicinanza e la possibilità di scoprire la destinazione in auto; e infine la sostenibilità.
Guardando in particolare al lungo raggio, invece, le priorità dei viaggiatori saranno legate alle modalità di prenotazione, alla competitività del last minute e ai plus di cancellazione gratuita e assicurazioni all inclusive.