Mentre arriva la proroga al 12 maggio della trattativa Ita Airways-Lufthansa, la Corte dei conti si pronuncia con durezza sulle consulenze esterne della compagnia tricolore, bacchettando il vettore sul frequente ricorso all’outsourcing, costato finora oltre 9 milioni di euro (caso vuoi, la medesima cifra della campagna “Italia Open to Meraviglia”, per cui il ministero del Turismo è stato messo alla berlina dai media).
La magistratura contabile elenca nel dettaglio le voci di spesa in tale ambito: quasi 3 milioni sono andati per consulenze strategiche per il Piano industriale, oltre 2 milioni per consulenze legali, 1,7 milioni nell’ambito dell’information technology e 1 milione di euro per risorse umane e supporto nell’apertura di filiali estere.
Nella relazione redatta dal presidente di sezione, Francesco Paolo Romanelli, si legge che “la spesa sostenuta per le consulenze esterne è principalmente riferibile all’ampio ricorso a prestazioni specialistiche che si sono rese necessarie, dapprima, per l’elaborazione del Piano industriale e per il suo successivo adattamento durante l’interlocuzione con la Commissione Europea e, successivamente, per la partenza operativa della compagnia aerea in un brevissimo lasso temporale”.
La Corte, pur riconoscendo “la necessità del ricorso a competenze professionali specialistiche esterne nelle attività aventi particolare carattere di straordinarietà, complessità e rilievo economico”, ritiene di dover “raccomandare, per il futuro, di limitare l’utilizzo delle prestazioni di professionisti esterni ai soli casi in cui l’esigenza da soddisfare trascenda effettivamente le possibilità operative della struttura societaria”.
La tirata d’orecchie è ben chiara: in futuro Ita potrà ricorrere alle consulenze esterne solo se non sarà possibile utilizzare le risorse interne.