La Giordania a testa alta: avanti con la Vision 2033

La Giordania a testa alta: avanti con la Vision 2033
07 Marzo 16:11 2025 Stampa questo articolo

Il soffio del deserto, il Wadi Rum, sospinge con delicatezza la Giordania verso la Vision 2033. Wael Al-Rousan, deputy managing director del Jordan tourism board, quasi indica il traguardo mentre siamo seduti in poltrona in un angolo silenzioso di Bit.

La magia e il fascino del deserto non ci appartengono, invidiamo chi ne possiede il segreto, la vera unità di misura della bellezza della Giordania. Certo, Petra è l’icona perfetta, il faro che irradia luce ai quattro angoli del mondo e illumina la strada di un 2025 che promette numeri da record per il travel. Ma Petra, sempre Petra, solo Petra. La Giordania non è solo quella meraviglia archeologica scavata nella roccia che strega il visitatore.

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Wael Al-Rousan ne va giustamente fiero, ma accantona per un istante la copertina del Paese e inizia a sfogliare le pagine di un libro senza tempo: «Petra è una delle Sette meraviglie del mondo ed è la bandiera della Giordania. Qui, però, ci sono tanti altri siti importanti da ammirare, come d’altronde confermano i numeri del 2024: globalmente gli arrivi internazionali sono stati 6,1 milioni. Dall’Italia ne sono giunti 25.000, con un calo dovuto al conflitto israelo-palestinese

A partire da aprile, però, Ryanair e Wizzair potenzieranno i collegamenti con Amman da Milano, Bergamo, Pisa, Bologna e Roma, affiancandosi ai voli di Royal Jordanian da Fiumicino e Malpensa. «Per questo – auspica – prevediamo un incremento del 50% degli arrivi dall’Italia nel 2025, con un consolidamento nel 2026 che potrebbe riportare i flussi ai livelli record del 2023, quando oltre 127.000 italiani hanno visitato la Giordania».

D’altronde ci sono diversi segmenti in cui il Paese eccelle: Mice, leisure, cultura e, ovviamente, il deserto, quella corsa sfrenata verso l’avventura. Ma quello che fa impazzire, soprattutto gli italiani, sono le esperienze diversificate a tutti i livelli. Non a caso, è proprio l’Italia il primo Paese in Europa per numero di arrivi in Giordania. «Assolutamente sì. A seguire Germania, Spagna Regno, Unito e Francia. Se invece parliamo di extra Europa, sono i Paesi arabi e del Golfo a far registrare il numero più alto di arrivi. Subito dopo gli Stati Uniti».

E qui dobbiamo fare un passo indietro per una precisazione. Prego: «La Giordania non è mai stata coinvolta nella guerra, che è oltre il confine: è un Paese assolutamente pacifico che ha sempre continuato a lavorare normalmente. Purtroppo tanti turisti hanno una percezione sbagliata, figlia di un pregiudizio che vuole in conflitto l’intero territorio. Siamo cautamente ottimisti sul fatto che la situazione migliorerà velocemente, compreso il trend turistico».

È vero, le nuvole continuano a minacciare il cielo sopra il Medio Oriente, eppure le acque si sono già smosse in senso positivo in chiave estiva: «C’è molto ottimismo – osserva Wael Al-Rousan –Da un sondaggio con i tour operator giordani che hanno incontrato i loro partner italiani risulta già una grande richiesta di viaggi per la Giordania. Siamo convinti che entro il 2026 arriveremo a recuperare durante questo periodo di mancati arrivi per cause di forza maggiore».

Il 2025, peraltro, è l’anno del Giubileo, che rappresenta un’opportunità strategica per promuovere la Giordania come destinazione di turismo religioso.

Ma se il focus dell’Arabia Saudita è la famosa Vision 2030: qual è invece la Vision della Giordania? «La nostra – e Wael Al-Rousan lo dice mentre mi guarda negli occhi – è fissata al 2033. Abbiamo un piano per incrementare gli arrivi e massimizzare la promozione della Giordania. Concentreremo i nostri sforzi per giungere alla meta che ci siamo prefissati».

E come recita un proverbio arabo: “Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada”.

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L'Autore

Fabrizio Condò
Fabrizio Condò

Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004

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