Modalità wait-and-see. È un atteggiamento attendista quello sviluppato in pandemia dai viaggiatori e “riattivato” con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. A tastare il polso dell’industria dei viaggi Usa è Travel Weekly, che non registra alcuna pioggia di cancellazioni per l’Europa. Se è vero che la guerra ha destabilizzato il mercato rispetto al rilancio post Covid che si attendeva, è vero altrettanto che – al momento – ogni previsione di lungo periodo sarebbe azzardata. Il giornale specializzato d’Oltreoceano cita, in questo senso, una delle maggiori organizzazioni europee: per Tom Jenkins, ceo di Etoa, l’associazione europea dei t.o., «le preoccupazioni legate al conflitto non riguardano l’Europa centrale e dell’Ovest» e «la domanda per città occidentali come Londra, Parigi, Amsterdam e Venezia è ben superiore a quella per l’Est Europa, pari a circa il 5% del totale».
Il booking Usa verso l’Europa regge, dunque, ma gli operatori – in primis le compagnie crocieristiche – sono pronti a modificare gli itinerari che toccano la Russia e il versante est del vecchio continente.
ITINERARI MODIFICATI. Tra i primi a pronunciarsi, Norwegian Cruise Line Holdings nel corso della recente conferenza sugli utili. Il chief financial officer Mark Kempa ha fatto sapere come la compagnia preveda un «leggero rallentamento» nelle prenotazioni, ma finora non abbia visto alcuna cancellazione. Sul piatto, però, l’opzione di «porti alternativi» nell’area interessata dal conflitto. «Nel peggiore dei casi – ha affermato – se non saremo in grado di fare scalo a San Pietroburgo o nelle aree circostanti, impiegheremo altri porti interessanti e disponibili nella regione scandinava. Siamo delusi, ma non prevediamo un impatto enorme».
«L’Europa – ha aggiunto – è un grande continente. La guerra ne sta colpendo una piccola porzione e ci sono molte altre aree in cui possiamo operare, in particolare il Mediterraneo, dove abbiamo una capacità significativa».
Nel frattempo, già ieri, la compagnia Atlas Ocean Voyages ha fatto sapere di aver introdotto i due porti finlandesi di Kotka e Mariehamn al posto di San Pietroburgo per le crociere sul Baltico del 26 agosto e del 7 settembre. Per quest’ultima la compagnia ha anche aggiunto uno scalo a Saaremaa, in Estonia.
Compromesse, certamente, le crociere fluviali sul Volga: l’agenzia Cruise Center informa che, già nelle scorse settimane, sono state registrate cancellazioni per gli itinerari in Est Europa e Russia con compagnie come Scenic che hanno congelato la programmazione, prendendo tempo per capire le evoluzioni del conflitto.
VOGLIA DI VIAGGIARE. E sul fronte della distribuzione? Agenti di viaggi e consulenti si ritrovano a fronteggiare le preoccupazione dei clienti, il cui contrappeso resta la grande voglia di viaggiare post restrizioni. Karen Magee, senior vice president di In The Know Experiences, parte di Global Travel Collection, riporta il «disorientamento di alcuni clienti e fa sapere di aver sospeso il booking limitatamente alla regione». Anche in questo caso l’atteggiamento è «wait-and-see», in attesa di sviluppi che ci si augura siano positivi.
Nel frattempo, sul fronte francese, come riporta L’Echo Touristique, il sindacato dei tour operator d’Oltralpe Seto invita gli associati a «sospendere tutte le partenze per Ucraina e Russia fino a giovedì 7 aprile 2022», con effetti dunque limitati all’area interessata dalla guerra in corso.
PREZZI IN SALITA? In Spagna, invece, secondo Preferente, è grande la preoccupazione degli albergatori valenciani rappresentati dall’associazione Hosbec: «Al momento – afferma il suo il suo presidente Toni Mayor – le cancellazioni non sono quantificabili ma, se il conflitto proseguirà nel tempo, gli effetto si vedranno anche con un nuovo aumento di prezzi. La situazione economica e sociale può essere molto complicata, ancor di più se teniamo conto che non siamo ancora usciti dalla crisi da Covid».
ITALIA SENZA RESTRIZIONI. E il nostro Paese? Al netto del grande dolore per il popolo ucraino e di una certa paura, il mercato italiano dei viaggi registra un accenno di ripresa in vista della rimozione, dal primo marzo, dell’obbligo di quarantena al rientro dai Paesi extra Ue. Un traguardo tanto atteso che la guerra, ma anche la maldestra scrittura dell’ordinanza del ministero della Salute, hanno impedito di celebrare a dovere.
«Stiamo riscontrando un incremento importante degli ordini nelle ultime settimane. Le persone hanno voglia di viaggiare, tant’è che stiamo immettendo capacità addizionale su Egitto, Repubblica Dominicana e Maldive», dichiarava ieri il presidente di Alpitour, Gabriele Burgio, pur dicendosi «preoccupato» per l’invasione russa e appellandosi al «buon senso» dei potenti.
Segnali di ripartenza anche da parte di alcune adv, che – interpellate da L’Agenzia di Viaggi Magazine – testimoniano il ritorno dei clienti proprio su Oceano Indiano, Santo Domingo e su Sharm el Sheikh, meta il cui primo mercato finora è stato proprio quello ucraino. A loro, ai turisti ucraini rimasti bloccati sul Mar Rosso a causa della chiusura dello spazio aereo, il governo egiziano avrebbe offerto il soggiorno nei resort “a tempo indeterminato” a spese dello Stato, finché non potranno rientrare nel loro Paese.
Ciò che ci auguriamo, e ciò che ora sembra, è che il turismo non si fermerà: risposta di pace alla guerra.