La lezione marchigiana di Tipicità
Benvenuti a Sefro, capitale europea della trota. Entroterra marchigiano, quasi 500 abitanti e l’azienda agricola Erede Rossi Silvio, che da pioniera della troticoltura italiana nel 1947 è oggi leader di settore in Europa. Oltre all’allevamento in loco, nei decenni ha acquisito gli stabilimenti di Colli sul Velino, Norcia, Urago d’Oglio, Bussi sul Tirino, Torre Pallavicinia, Popoli, Rivoli Osoppo, Rivodutri, Cittaducale – in tutta Italia – e di Ligneuville in Belgio, tra torrenti e fiumi incontaminati o acque sorgive. Con l’antibiotic free – dicono i titolari – ha dimezzato la concorrenza. È tempo di diversificare con orate e branzini, ed ecco che acquistano allevamenti in Albania, nel golfo di Valona, con una joint venture. «Avremmo voluto fossero in Italia – dice il patron Niccola Rossi – Ma la burocrazia ci avrebbe bloccato . Dall’altra parte dell’Adriatico abbiamo ottenuto le autorizzazioni in 15 giorni».
L’Italia – intesa come governo centrale – resta un passo indietro rispetto alle volontà e alle azioni delle Regioni, dei distretti industriali e delle reti tra imprenditori a lavoro per esaltare le eccellenze. Lo si coglie in posti e momenti diversi a Tipicità, manifestazione diretta da Angelo Serri e giunta alla 27ª edizione. Una ricetta costituita da un network pubblico-privato guidato dal Comune di Fermo in collaborazione con Regione, Università di Ancona, Camerino e Macerata, e una nutrita squadra di enti locali e imprenditori, leader nei rispettivi settori. Una tre giorni nei padiglioni del Fermo Forum, sulle tracce di tre itinerari uniti da un “grembo” centrale: cibo, cultura del fare, turismo di scoperta, con 210 espositori, otto Paesi stranieri, oltre mille operatori, cento giornalisti.
Allo stesso tempo Tipicità è paesi, aziende, territorio anche fuori dagli stand, tra mare e colline marchigiane, una vetrina itinerante. C’è Sant’Elpidio a mare – che dall’Adriatico dista 9 km perché “a mare” deriva da Maiore – paese chiave del distretto del calzaturiero, che alla storia delle scarpe dedica un intero museo con collezioni che in prestito girano il mondo. Tra le chicche, le calzature di Giovanni Paolo II, i calzari orientali, il primo sandalo gioiello di Salvatore Ferragamo del 1947 o gli scarponi di cuoio con fondo dentellato metallico per la rottura dei ricci di castagno. Nel comune c’è La Locanda dei Matteri, con la chef Barbara Settembri e la serata a quattro mani di fusione tra la cucina locale e quella bielorussa di Anton Kalenik.
La dedizione al cibo e alle corrette pratiche alimentari – con ristorazione approvata da nutrizionisti e gastronomi – è ben espressa da Synbiofood a Civitanova, città che ha portato alla ribalta internazionale la moda made in Marche e che oggi si reinventa con l’accoglienza turistica e le vecchie botteghe diventate cuore della movida. A Fermo tornano le scarpe, con Alberto Fasciani: oltre 30 anni di artigianato per uomo e donna – di cui il mercato nordeuropeo è ghiotto – disegnate direttamente dal fondatore di un’azienda, che è anche leader nel settore dell’equitazione. E in quell’unica vallata longitudinale c’è Matelica, con il suo Verdicchio – ben rappresentato dalla cantina Monacesca, ex convento tra i vigneti – e la produzione pregiata di miele.
Ci sono i distretti e c’è voglia di fare rete. «Quattro aziende partner di Tipicità, dei settori pressofusione, energia, cartotecnica, ortofrutticolo, si sono messe insieme per rilevare un brand del cioccolato», racconta Serri, prima che inizi la serata di gala a tavola con le suggestioni minoiche, con i piatti di Creta.
Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali
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