by Valentina Neri | 16 Maggio 2017 12:12
Israele da record. Nel mese di aprile in Terra Santa non si erano mai visti così tanti turisti, 390mila, prima d’ora. Un ritmo di crescita che ha segnato +40%, a giovamento anche della ricaduta economica che ha visto i viaggiatori spendere sul territorio 1,5 miliardi di euro tra gennaio e aprile di quest’anno. Numeri estremamente positivi cui ha contribuito anche l’Italia anch’essa mai così presente nel Paese con un +34% di crescita nei flussi turistici.
«Già alla Bit avevamo avuto l’impressione che il trend fosse in salita – spiega Avital Kotzer Adari, direttore dell’ufficio del turismo israeliano in Italia – il nostro stand era sempre pienissimo e non solo durante gli eventi, ma soprattutto negli orari dedicati agli appuntamenti».
A qualche settimana di distanza possiamo affermare che Israele piace e convince tanto che gli operatori confermano a loro volta un 25-30% in più di prenotazioni. Non solo le compagnie aeree fanno sapere che i posti sui voli diretti verso la destinazione sono quasi tutti venduti. A cosa si deve questo momento di grande slancio lo abbiamo chiesto direttamente alla direttrice Adari.
Aprile ha fatto registrare dei numeri davvero interessanti. Cosa ha contribuito a dare slancio proprio a questo mese?
«I tanti Ponti direi, oltre alla Pasqua e alla festività israeliana di Pesah. In particolare per il mercato italiano aprile è il primo mese dell’anno in cui si concentrano i flussi, seguito poi da agosto e ottobre. Inoltre le temperature in questo mese sono perfette sia per fare lunghe gite ed escursioni sia per dedicarsi già al turismo balneare».
Quali sono gli attuali trend del mercato?
«Senz’altro i city break. La gente sta ancora uscendo dalla crisi quindi si fanno vacanze più brevi magari spalmandole in più momenti dell’anno e Israele è perfetta per questo tipo di viaggio breve. È a solo 4 ore di volo per milioni di europei. Per questo da un anno abbiamo lanciato la nostra campagna 2 cities 1 break, due città in un’unica gita: per dare la possibilità di scoprire nello stesso viaggio di 4-5 giorni due diamanti come Tel Aviv e Gerusalemme. In estate poi ci sono più voli, oltre 70 settimanali diretti tra Italia e Israele. Tra poco sarà operativo il nuovo volo da Cagliari di El Al e una rotta di Arkia, mentre Ryanair farà il suo debutto sulla destinazione dal prossimo novembre, con quattro voli settimanali da Tel Aviv e due voli settimanali nel deserto del Negev, un luogo che offre di tutto: dalle attività per famiglie agli sport estremi passando per lo yoga e le visite al Cratere Ramon, il più grande di origine naturale al mondo. E per chi volesse è possibile dormire nel deserto in accampamenti attrezzatissimi».
Sono in programma azioni di marketing per il trade in Italia? E sul fronte formazione?
«Facciamo attività tutto l’anno, soprattutto incontri con con gli agenti di viaggi. Crediamo molto nel triangolo ente, operatore, agente e facciamo tantissimi eventi: nel 2016 abbiamo incontrato più di mille adv perché ci piace il rapporto personale ed è ciò su cui puntiamo. Per noi è molto più efficace del webinar. Siamo una destinazione complessa e preferiamo incontrare le persone, ascoltarle, provare a capire quali sono le problematiche e le necessità. Abbiamo tanti accordi di comarketing sia a lungo termine che a breve e siamo sempre pronti a supportare anche le piccole agenzie che vogliono fare incontri specifici sulla destinazione».
Per quanto riguarda la comunicazione, quali sono le azioni da portare avanti nel 2017?
«Due anni fa abbiamo lanciato la nostra prima campagna tv in Italia ma siamo molto attivi anche su radio e affissioni outdoor e siamo sempre presenti sulla carta stampata che in questo Paese ha ancora una grossa rilevanza. Abbiamo appena distribuito 120mila brochure allegate al quotidiano Il Giornale. Ovviamente siamo presenti in modo importante anche su internet, in particolare sui social. Non pensiamo esista un mezzo più efficace di un altro, solo utilizzi diversi. Tendiamo a differenziare i periodi: lanciamo le campagne dei media tradizionali in primavera e autunno, mentre sul digitale siamo presenti in maniera costante perché sappiamo che la visibilità può scattare anche solo se il potenziale viaggiatore cerca info per farsi un’idea di dove vuole andare, non necessariamente se già cerca un volo o un pacchetto».
Negli anni la destinazione è molto cambiata, passando da luogo prediletto del turismo religioso a meta Lgbt. Cosa ha reso possibile questa trasformazione?
«Una predisposizione direi, il nostro territorio è variegato e si adatta a tutti i target e a molti prodotti. Un concetto che una decina di anni fa ha cominciato ad essere compreso appieno anche dai t.o. e conseguentemente dal pubblico. Dall’Italia 10 anni fa arrivava un 70% di pellegrini e un 30% di altro tipo di turismo ora le percentuali sono completamente capovolte ed è il leisure a fare la parte del leone. Questo anche grazie alla comunicazione che spinge il segmento. Inoltre circa il 70% dei viaggi dall’italia sono individuali e non di gruppo, significa che la percezione di Israele è quella di un luogo sicuro, questo aiuta soprattutto il viaggiatore che vuole divertirsi. Il turismo religioso invece si sta solo aprendo anche ad altro, aggiungendo magari un paio di giorni all’itinerario per far tappa nelle grandi città, mentre quello Lgbt vede in Tel Aviv, ma ultimamente anche in Gerusalemme, il posto dove poter vivere una vacanza senza urtare la sensibilità di nessuno né sentirsi osservato dalla gente. Non a caso qui ospitiamo il gay pride che culmina con la parade: una vera festa della città che dal centro storico di snoda fino al mare dove finisce con balli e canti in acqua».
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