by Serena Martucci | 10 Ottobre 2024 7:00
Pronto? La voce squillante arriva da Milano. «Sono qui con Ivan Basso, un campione del ciclismo e stiamo per presentare un evento. Stiamo investendo molto sul bike tourism e così ci stavamo raccontando un po’ di cose». Dall’altra parte del telefono c’è Ester Tamasi, direttrice Italia di Malta Tourism Authority. Origini molisane, da 14 anni guida la promozione dell’arcipelago maltese nel Belpaese, e in ogni sua parola c’è una carica di energia difficile da descrivere. «Mi piace fiondarmi in nuovi progetti e cerco di prendere ogni sfida con il sorriso», racconta entusiasta. Una carica di energia che avverti anche a chilometri di distanza.
Com’è iniziata la sua avventura con Malta?
«Quasi per caso. A Roma lavoravo per un tour operator e mi occupavo di marketing, comunicazione ed eventi. Dovevamo promuovere corsi di inglese nell’arcipelago maltese e avevo presentato un progetto digitale con azioni di engagement anche ai rappresentanti dell’Ente del turismo. Il progetto è piaciuto molto e mi hanno invitato a fare un colloquio con loro perché stavano per aprire una sede in Italia. E così, eccomi qui».
Un salto nel buio. Anche perché all’epoca era una destinazione semi sconosciuta…
«Io non c’ero mai stata. Come tutti gli italiani vivevo del cliché di meta turistica adatta ai corsi di inglese e alle vacanze per giovani. Senza contare che c’erano pochissimi voli diretti per La Valletta, principalmente da Roma, e solo uno da Milano. Quando ho messo piede lì la prima volta invece mi sono emozionata. Non immaginavo che quei 316 chilometri quadrati potessero offrire così tante esperienze. È stato un po’ come ritrovare il mio Molise».
Ovvero?
«La mia regione d’origine, che amo tantissimo, è una terra di lavoro che mi ha insegnato il valore dell’impegno, della crescita grazie agli sforzi. Ma è soprattutto una realtà piccola ma piena di bellezze paesaggistiche e culturali, a volte sottovalutate. Abbiamo il mare, la montagna e proprio nell’isola di Gozo ho trovato molte somiglianze da un punto di vista naturalistico con i miei luoghi dell’infanzia. Ma è soprattutto la gente, la loro autenticità a fare la differenza, per entrambi i territori. L’ho sempre detto, è dal piccolo che nasce il grande!».
Il suo posto preferito in questo piccolo arcipelago?
«Senza dubbio le saline di Xwejni, sulla costa orientale di Gozo. Ricordano un paesaggio lunare e regalano scorci suggestivi che invitano alla meditazione. Le grandi vasche rettangolari furono scavate nella roccia calcarea in epoca romana. Ancora oggi, da maggio a settembre, viene fatta la raccolta del sale e Josephine Xuareb rappresenta l’ultima generazione di una famiglia che, dal lontano 1860, lo raccoglie con gli stessi antichi metodi e si dichiara felice di poter offrire questo prodotto, autentico frutto del sole, del vento e del mare della sua isola».
Cosa consiglia di fare assolutamente a un turista che visita Malta?
«Divertirsi alla scoperta della capitale, La Valletta, perdersi nelle sue viuzze, farsi rapire dalla Decollazione di San Giovanni Battista, l’opera più grande realizzata dal Caravaggio custodita nella Concattedrale di San Giovanni Battista. Ma anche visitare l’affascinante Mdina, la città vecchia, una delle fortificazioni meglio conservate in Europa, dove scoprire i bellissimi palazzi nobiliari, il suo dedalo di vicoli, ma anche fermarsi in uno dei ristoranti tipici per una romantica cena a lume di candela. È la parte più alta dell’isola e offre un panorama superbo sulle colline. Infine, consiglierei le “tre città”, che in maltese chiamano Isla, Bormla e Birgu. Sono le più ricche di storia, precedenti alla costruzione de La Valletta, riconoscibili dalle loro caratteristiche porte colorate dotate di vistosi battenti, dai lussuosi yacht ospitati alla marina, e dove è possibile fare un tour a bordo della dgħajsa, la tipica imbarcazione maltese. Ci si lascia cullare nel porto più profondo del Mediterraneo accolti dal sorriso dei barklori, come vengono chiamati i barcaioli maltesi».
E il suo angolino del cuore, quello dove si rifugia?
«Il Blue Hole, nella baia di Dwejra a Gozo. È una piscina naturale scavata nella roccia. Fare un tuffo qui, in questa cornice paesaggistica di incredibile bellezza, mi lascia sempre senza parole. Questo è anche uno dei punti di immersione preferiti dai diver: il tunnel sottomarino sfocia in mare aperto permettendo a chi si immerge di esplorare un maestoso paesaggio subacqueo. In questo punto si trovava un tempo la Finestra Azzurra, un arco naturale che collassò nel 2017 e che oggi i sub possono divertirsi ad esplorare sott’acqua».
Dopo tutti questi giri, viene voglia di fermarsi a mangiare. Qual è il suo piatto preferito?
«Io adoro i piatti con il lampuka, un pesce utilizzato tantissimo nella cucina maltese. Ci fanno dei ripieni per le torte salate, i lampuki pie, oppure viene servito con una densa salsa di pomodoro all’aglio oppure ancora alla griglia. Mi piace anche stufato, nella versione alijotta, dove faccio spesso la scarpetta con un pezzo di pane. Spesso vado a mangiarlo in uno dei tanti ristoranti di Marsaxlokk, un piccolo e placido villaggio di pescatori, il posto più a sud d’Europa. Qui si respira la vera identità di Malta, la cultura popolare e il profumo del mare».
A cosa invece bisogna fare attenzione…
«A non sbagliare strada (ride). O meglio, l’arcipelago maltese offre diverse attività, ma se cerco relax e cultura devo fare attenzione a non scegliere un alloggio a Saint Julian’s, la zona della movida e della nightlife. Viceversa, se adoro andare in discoteca, meglio non finire in un quieto villaggio».
Quest’anno, per la prima volta in 40 anni, oltre mezzo milione di italiani ha scelto Malta. Merito di tanti eventi e piani di promozione. Ce n’è qualcuno che l’ha emozionata più di altri?
«Il Camp promosso con il calciatore Javier Zanetti. L’idea era nata nel mio ufficio, anche per la mia passione calcistica dato che tempo fa giocavo come terzino destro. Chiunque, dai 10 anni in su, poteva venire a Malta per tre giorni per allenarsi con il campione. Il costo dell’iscrizione di 50 euro veniva donato a sostegno della fondazione Pupi. Per sei anni, durante l’inverno, sono arrivate qui sull’isola 300/400 persone per giocare su un campo da calcio con il loro idolo e si è sempre creata un’atmosfera unica. Io ancora sono presente in quasi tutte le chat dei partecipanti, che si sentono e si continuano a vedere anche in Italia. Ci sono state perfino delle proposte di matrimonio. È un legame che non riesco a spiegare, ma che ancora oggi mi emoziona molto».
Qualcosa le darà un po’ fastidio…
«Li adoro, ma a volte posso dire che i maltesi sono davvero testardi. Sono molto orgogliosi delle loro radici e può capitare che, mentre conversiamo in inglese, inizino a parlare tra di loro in maltese. All’inizio restavo un po’ interdetta, ma ora che ho imparato un po’ la lingua finalmente li capisco e rispondo anche io. È una cosa buffa perché loro restano sorpresi»
Se pensa a Malta quale è la prima cosa che le viene in mente?
«Può sembrare paradossale per un posto noto soprattutto per la sua vivacità, ma è la calma. In un mondo in costante accelerazione, mantenere la calma è una capacità sempre più rara. Eppure la natura è là fuori, a nostra disposizione, come un modello da cui apprendere. Questo è quello che mi ha insegnato questo luogo».
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