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La parola di Draghi:
«Investire nel turismo»

Mario Draghi

Poche parole, tranne qualche eccezione. Il turismo, ad esempio, «industria su cui investire». Lo ha detto il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi durante le consultazioni con le parti sociali che hanno preceduto la costituzione del nuovo esecutivo.

Draghi si è sbilanciato pochissimo, ha più che altro ascoltato, racconta chi c’era. La garanzia è che ci sarà impegno sulle cose da fare, alcune subito, altre con una programmazione più lunga. Ora, però, tutti attendono la formazione del nuovo governo, se il travel andrà avanti con Dario Franceschini, se addirittura – e qui le voci si rincorrono – ci sarà la costituzione di un ministero del Turismo a sé, scorporato quindi dal Mibact.

Richiesta sollecitata nelle ultime ore anche da Bernabò Bocca, a capo di Federalberghi: «Chiediamo che il nuovo governo dia il via a un processo che conduca in tempi brevi a una revisione del modello di governance, inserendo il turismo tra le materie attribuite alla competenza concorrente tra Stato e Regioni e affidando la regia delle politiche nazionali a un ministero con competenze specifiche e dotato di adeguate risorse».

«Nell’incontro con Draghi abbiamo sottolineato la situazione drammatica delle imprese del commercio e della ristorazione, del turismo e della cultura, dei servizi e dei trasporti – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Rischiano la chiusura oltre 300mila imprese. Sono necessari ristori tempestivi e adeguati alle effettive perdite di fatturato e proroga ampia della cassa integrazione Covid, senza contribuzione addizionale e senza distinzioni dimensionali. E ancora, una rapida campagna vaccini per ripartire in sicurezza».

Urgente, dunque, l’entrata in vigore del decreto Ristori 5, ancora fermo al palo. «Occorre un deciso cambio di passo e massima tempestività per contrastare l’emergenza e azzerare le tensioni i sociali. Insieme bisogna lavorare per il futuro del Paese. Per questo abbiamo chiesto che il piano di ripresa sia accompagnato da una stagione di riforme e dia spazio ai progetti di rilancio di commercio e città, dei trasporti e dell’accessibilità territoriale, dei servizi e della filiera turistica, dalla cui qualità e sostenibilità dipende lo stesso made in Italy. Abbiamo trovato un presidente molto attento – ha concluso Sangalli –, che farà di tutto per dare risposte positive».

Quanto ai sindacati, Annamaria Furlan, segretaria generale Cisl, ha detto: «Sul tema del lavoro ci sono centinaia di migliaia di posti in meno, soprattutto donne e giovani, e abbiamo chiesto che la proroga del blocco dei licenziamenti e della cassa Covid siano assolutamente confermati, con il sostegno alle imprese. Non deve essere sine die ma ci vogliono i tempi giusti per riformare gli ammortizzatori sociali e far decollare finalmente le politiche attive».

Pierpaolo Bombardieri, leader Uil, ha aggiunto: «Abbiamo espresso al presidente incaricato la nostra soddisfazione per averlo incontrato, soprattutto per aver lui utilizzato il metodo del confronto in un momento così delicato. Abbiamo chiesto che non sia un episodio, ma che questo metodo diventi quello giusto per aiutare questo Paese a ripartire e ricrescere».

«Abbiamo espresso il nostro più convinto sostegno all’azione che Draghi dovrà intraprendere, nella vera speranza che il consenso parlamentare riservato al suo programma sia ampio e solido, perché c’è davvero molto da fare, e bisogna farlo presto e bene», ha ribadito il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

Infine, massima collaborazione anche dalle Regioni. «Ora c’è una pandemia anche economica e sociale e bisogna impegnarsi per lo stop a ulteriori chiusure, e al momento più persone si vaccineranno e più tutti saranno tutelati. Abbiamo apprezzato le parole del presidente per irrobustire il piano vaccinale. Non bisogna dimenticare poi che il Piano di Resilienza vede strumenti formidabili dal punto di vista delle risorse, fatto storico e imperdibile per mettere a terra oltre 200 miliardi di euro per la ripresa e per ridurre i ritardi. La riconversione ecologica e digitale è la sfida di domani ma serve anche una robusta semplificazione delle norme. Mai come questa volta la velocità è da abbinare ai provvedimenti che si prenderanno», ha affermato Stefano Bonaccini.

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