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La partita dei balneari condizionerà le Europee?

spiagge balneari presa da adobe

Due mosse, che molti osservatori bollano come assist elettorali, scuotono di nuovo lo scenario, già agitato di suo, delle concessioni balneari. La prima porta la firma del capogruppo  Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, che in una lettera inviata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiede di sollevare presso la Corte Costituzionale il conflitto di attribuzione nei confronti del Consiglio di Stato che con l’ultima pronuncia avrebbe travalicato i poteri della giustizia amministrativa finendo con l’invadere la sfera legislativa, propria del Parlamento.

“In questa ultima pronuncia – si legge nella lettera del capogruppo di Fdi, rilanciata dall’agenzia Ansa – il Consiglio di Stato torna a ribadire la propria competenza, non solo in ordine all’obbligo di disapplicare le disposizioni nazionali contrarie, ma chiarisce altresì che, secondo l’interpretazione sostenuta, tale disapplicazione debba avvenire «senza che ciò possa essere condizionato o impedito da interventi del legislatore».

“Un assunto – prosegue Foti – che riteniamo infondato e contraddice lo spirito stesso della legislazione di derivazione comunitaria, che prevede che una direttiva (in questo caso la Bolkestein) venga recepita con specifiche norme di legge. Riteniamo pertanto ineludibile che sia la Corte Costituzionale a pronunciarsi circa il corretto esercizio della potestà giurisdizionale. Lo facciamo – conclude – a difesa di un organo eletto direttamente dal popolo che deve mantenere il diritto di poter esercitare le proprie prerogative, con lo svolgimento delle funzioni ad esso attribuite dalla Costituzione”.

Per taluni cronisti politici l’uscita di Foti appare come l’estremo tentativo di stoppare un’accelerazione per la piena applicazione della direttiva Bolkestein, che penalizzerebbe una lobby – quella dei balneari – in rappresentanza di almeno 32mila imprese, che sono anche un prezioso serbatoio di voti in vista delle elezioni europee.

La seconda mossa proviene dalla Lega che, secondo una pubblica denuncia del senatore del Movimento 5 Stelle, Marco Croatti, sta preparando un “grande dietrofront” sulle concessioni demaniali. In una sua nota diffusa alle agenzie di stampa si legge che «il “no alle gare” non è più posizione inamovibile, anche perché dopo gli avvisi dell’Ue e le pronunce del Consiglio di Stato il settore rimarrebbe nel caos più assoluto. L’escamotage del governo – su pressione di Salvini – sembra quello di ripiegare sì sulle gare, ma ben indirizzate a tutela di chi la concessione magari la ha da decenni».

«Insomma, dal “no gare” – precisa Croatti – si potrebbe passare a un sistema di gare truffa, se vogliamo persino peggiore dell’incrostato sistema di concessioni dirette che ci tiriamo dietro da decenni. Ebbene, come M5S ribadiamo che il ddl Concorrenza del 2022, che peraltro Salvini votò, conteneva tutte le tutele del caso per le imprese virtuose, oltre alle dovute garanzie per lo Stato e per i lavoratori del comparto che a oggi non ci sono. Gare indirizzate verso gli “amici” e gli “amici degli amici” sarebbero un epilogo ignobile dell’intera vicenda. Intanto la stagione è partita e gli imprenditori navigano nel buio».

A ben vedere sulle concessioni balneari si sta scatenando un’autentica battaglia elettorale senza esclusioni di colpi, con il classico copione del “tutti contro tutti”. Ma come abbiamo già ricordato in un aggiornamento della vicenda di qualche giorno fa, i proclami o propositi politici smaccatamente elettorali, non potranno spostare di una virgola la spinosa vicenda “prima” degli esiti delle Europee dell’8 e 9 giugno, poiché – calendario alla mano – c’è ben poco margine per una soluzione che accontenti Bruxelles e concessionari.

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