È una Pasqua promettente quella pronosticata dalle due indagini Assoturismo-Cst (Centro Studi Turistici di Firenze). e Federalberghi. Dopo la frenata registrata nel primo trimestre dell’anno, e in particolare dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino, per le prossime festività pasquali – le prime senza restrizioni da due anni a questa parte – il comparto torna a registrare segnali positivi.
A dispetto delle difficoltà oggettive che avrebbero potuto ostacolare il progetto di un viaggio, infatti, saranno circa 14 milioni gli italiani a mettersi in movimento nel periodo di Pasqua, verso le destinazioni preferite tra mare, città d’arte, montagna, laghi e località termali. È la previsione tracciata da Federalberghi che annota pure come quasi il 90% dei connazionali prediligeranno viaggi e soggiorni all’interno dei confini del nostro Paese, mentre il rimanente 10% opterà per un viaggio all’estero.
LE PREVISIONI DI FEDERALBERGHI
Dai commenti a queste previsioni del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, trapela un filo di ottimismo: «A giudicare dalla massa critica di persone che si metteranno in viaggio, viene spontaneo pensare che ciò sia la manifestazione chiara di una maggiore sicurezza e senso di libertà da parte dei nostri connazionali. Per noi la Pasqua rappresenta un test importantissimo in previsione della regina della vacanze che è solitamente l’estate. Quest’anno poi, alcuni di coloro che si metteranno in viaggio (parliamo di un 24,9%) avranno l’opportunità di allungare ancora un po’ il soggiorno fuori casa grazie al calendario che fa cadere, a ridosso della settimana santa, la festività del 25 aprile».
«È segno – prosegue il presidente – che siamo nella direzione giusta per far ripartire un comparto che si conferma strategico per l’economia di tutto il Paese, creando un giro di affari di 7,06 miliardi di euro».
Circa le modalità di vacanza, la ricerca di Federalberghi evidenzia che l’alloggio preferito sarà la casa di parenti e amici (28,9%); segue da presso l’albergo con un 25,5%, le case di proprietà (16,6%) e i bed & breakfast (15,5%). La vacanza avrà una durata media di 4,7 notti. Mentre la spesa media pro capite sostenuta per la vacanza (comprensiva di trasporto, alloggio, cibo e divertimenti), sarà pari a 504 euro. Chi resterà in Italia spenderà mediamente 474 euro, mentre la spesa aumenta per chi trascorrerà un periodo di vacanza oltre confine (708 euro).
In conclusione, sempre secondo Bocca: «dai dati rilevati dall’indagine si evidenzia che le nostre strutture sono la scelta ideale per oltre il 25% degli intervistati. Ciò fa comprendere che esse sono percepite come luoghi sicuri, in cui si vigila in modo estremamente accurato sul rispetto delle regole sanitarie. Malgrado l’abbattimento delle restrizioni riteniamo sia essenziale procedere con prudenza, dando la possibilità ai visitatori di sentirsi protetti dai nostri protocolli».
LO STUDIO ASSOTURISMO-CST
In particolare, invece, per Assoturismo tra Giovedì Santo e il lunedì di Pasquetta il sistema ricettivo dovrebbe infatti registrare 4,7 milioni di pernottamenti. A viaggiare saranno essenzialmente gli italiani (74% delle presenze), ma è previsto un buon recupero della domanda estera, principalmente europea, con oltre 1,2 milioni di pernottamenti stimati, il 26% del totale.
Anche se il contesto internazionale rimane ancora segnato dagli effetti della guerra in corso in Ucraina, la Pasqua 2022 potrebbe rivelarsi un momento positivo per l’industria turistica italiana, che tuttavia non potrà attenuare la delusione per i mediocri risultati dei mesi invernali. Ancora lontani anche i numeri della Pasqua 2019, che aveva registrato 6,1 milioni di pernottamenti: a mancare, rispetto ad allora, soprattutto le presenze straniere (-1,6 milioni), ma è da sottolineare che nel 2019 la vicinanza tra la Pasqua (caduta il 21 aprile) ed il 25 aprile aveva portato ad un aumento rilevante dei viaggiatori.
Per quest’anno, invece, le aspettative delle imprese sull’occupazione media della loro disponibilità si attestano al 62,4% delle camere, con percentuali che per alcune destinazioni non si registravano da tempo.
In generale si dovrebbe comunque registrare un buon dinamismo della domanda su tutto il territorio nazionale, ma i risultati migliori sono attesi per le regioni del Centro Italia (67,8%) e del Nord Ovest (62%), mentre continuerà a soffrire il sud (52,4%), in cui rimane vuota quasi una stanza su due. Il flusso maggiore di visitatori è atteso nelle città d’arte, con un tasso di occupazione del 75,8%, ma valori interessanti risulterebbero anche per le località dei laghi (69,7%) e del termale (67,4%). Sotto la media nazionale le località della montagna (48%).
Per quanto riguarda gli stranieri, le presenze si concentreranno soprattutto nelle località lacuali, dove i viaggiatori esteri saranno responsabili del 52,8% dei pernottamenti, mentre toccheranno il minimo nelle località marine (15%). Le richieste di prenotazioni arrivano soprattutto dai turisti tedeschi, svizzeri e austriaci nelle località dei laghi e della campagna/collina, francesi e britannici in particolar modo nelle città d’arte, ma anche verso le località di montagna. C’è anche qualche statunitense, praticamente l’unico rilevante mercato extraeuropeo indicato dagli imprenditori, che si concentrerà soprattutto nelle città d’arte. Praticamente non pervenuto, invece, il turismo da Europa dell’Est, Russia e Asia orientale (Cina, Corea e Giappone).
«La Pasqua 2022 potrebbe rivelarsi un momento positivo per il turismo italiano – ha commentato Vittorio Messina, presidente Assoturismo – anche se la ripartenza non investe tutti i territori e le tipologie di destinazione, e non è sufficiente ad attenuare la delusione per i mediocri risultati dei mesi invernali. Se è vero che nelle ultime due settimane le prenotazioni sono tornate a crescere, a sostenere il turismo durante le feste saranno soprattutto i viaggiatori italiani, mentre gli stranieri saranno meno della metà di quanti erano prima del Covid. La preoccupazione è di trovarci di nuovo in una situazione in cui il turismo è alimentato solo dalla domanda domestica: sarebbe troppo poco per sostenere le imprese che, dopo due anni di stop & go, hanno bisogno di sostegni per mantenere i livelli occupazionali».