No, non funziona così. Il viaggio non è frontiere blindate. Non è acronimi atroci (Plf, per dirne uno), né passaporti sanitari. Non è paura dello straniero-portatore-di-disgrazie. Il viaggio non è questa minestra autarchica a cui il Covid, con la politica che a tratti ci sguazza, ci ha malauguratamente costretti. Il viaggio è amore e cultura dell’altro. Il viaggio è libertà e progresso. Ricordiamocene, per favore. Perché se è vero che la salute è la prima cosa, c’è un altro rischio altrettanto grosso: rinnegare la storia. Ritrovarsi d’emblée in un nuovo Medio Evo. Come in quel film di Troisi e Benigni, con il ritornello del casellante: «Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino». Per poi guardarsi e ammettere: «Non ci resta che piangere».
Contro ogni principio giornalistico, che pretende in cima la notizia, iniziamo con un commento questo articolo che ne racchiude una spaventosa: l’appello del nostro ministro degli Esteri a non andare all’estero, bensì a restare in Italia. Presa di posizione che condiamo della nostra opinione affinché non si trasformi in un mero spot governativo.
Fatta questa premessa, possiamo entrare nel merito. Una manciata di ore fa, a mezzo Facebook, il capo della Farnesina Luigi di Maio ha pubblicato il seguente post, che riportiamo nei suoi passaggi salienti: «L’Italia è un Paese bellissimo, fatto di arte, cultura, luoghi meravigliosi. Da italiano, se dovessi scegliere una meta dove trascorrere le vacanze estive, non avrei dubbi: sarebbe sicuramente l’Italia. La stessa meta che stanno scegliendo anche tanti cittadini stranieri, che vengono a visitare il nostro Paese sulla base delle indicazioni e delle raccomandazioni stabilite (…) Scegliamo l’Italia, compriamo italiano e sosteniamo i nostri artigiani, le nostre imprese, i nostri commercianti».
Per chi, come noi del travel, ha avuto come casa il mondo, tale messaggio fa accapponare la pelle. Tanto più che Di Maio, nelle speranze di molti, avrebbe dovuto offrire l’attesa sponda per l’apertura di corridoi outgoing, nell’interesse anche del suo ministero di riattivare scambi turistici – come si suol dire win win – con i Paesi stranieri.
Invece dalla Farnesina è subito arrivato il monito a calcolare i rischi di restare bloccati all’Estero per un’ipotetica quarantena, poi ribadito da una lettera dell’Unità di Crisi a ScuolaZoo, con cui sarebbero in partenza 400 ragazzi italiani per un viaggio in Grecia: «Qualsiasi spostamento, in questo periodo, può comportare un rischio sanitario: in molte isole greche, inclusa Corfù, la presenza di stranieri risultati positivi è significativa e sta comportando rallentamenti e difficoltà alle autorità sanitarie locali nel reperire alloggi adeguati nei Covid hotel», ha avvertito il ministero degli Esteri, stando a quanto riporta l’Ansa.
Raccomandazioni che l’industria turistica può accettare solo se accompagnate da opportuni distinguo. Distinzioni che si perdono in proclami grossolani come “Scegliamo l’Italia” di Luigi Di Maio e nella retorica dei calciatori della Nazionale convocati dal ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia, per recitare in uno spot: “Vacanze? Io scelgo Italia”. Prepariamo il fiorino, perciò. Non ci resta che piangere.