Gli altri due attori più dinamici sono le compagnie aeree (18%) e quelle crocieristiche con il 16% circa. Tutti e tre, insieme, valgono la metà degli investimenti promo-pubblicitari del settore travel. Seguono le località turistiche straniere (4,7%) e italiane (4,6%), mentre calano i budget dei tour operator (solo il 2%). Cifre sostanziose per il comparto alberghiero: le catene detengono il 4% di share, gli hotel individuali l’1,2%. Decisamente contenute, invece, le spese pubblicitarie dei villaggi turistici.
La tendenza segue l’andamento generale degli investimenti pubblicitari in Italia: nei primi dieci mesi del 2015 il settore è cresciuto dell’1,4%, considerando anche l’online. Il web advertising, in particolare, è in aumento del 9% per il periodo gennaio-ottobre 2015, rispetto alla “stasi” dei canali tradizionali con l’andamento negativo della raccolta per cinema e direct mail, rispettivamente in calo del 7,2% e del 6,1%.
Canali innovativi, l’azienda non si fida
Dall’andamento pubblicitario emerge come molti investitori turistici abbiano razionalizzato le risorse e rivisto i budget sulla base dell’effettivo ritorno generato da canali innovativi come i social e l’intero comparto digitale. Un atteggiamento che somiglia molto a quello assunto dagli stessi soggetti dell’industria dei viaggi rispetto ai blog: se è difficile conoscere l’effettiva resa di certe campagne promo-pubblicitarie, si tende a ridimensionare futuri investimenti.
Da qui la considerazione che il 2016, anche per la pubblicità nel turismo, sarà un anno di riflessione e di contenimento di spese effettuate sui canali innovativi, a beneficio dei canali tradizionali, già ben collaudati e di sicuro riscontro.