La rabbia tricolore delle agenzie
in piazza con trolley e fischietti
Bianco, rosso e verde. Sono i colori delle magliette indossate dagli agenti di viaggi e dei palloncini sventolati. Rappresentano rispettivamente centro, sud e nord del Paese. Sembra un’enorme bandiera italiana Piazza del Popolo a Roma, di quell’Italia del turismo che – non si stancano di ripetere i protagonisti della manifestazione nazionale organizzata dal comitato Maavi coordinato da Enrica Montanucci e supportata dalle associazioni di categoria – “vale il 13% del prodotto interno lordo”.
Roma riunisce per una mattinata tutta la penisola, con delegazioni di agenti provenienti da ogni regione italiana. Sono arrivati in pullman, in treno, in auto, pronti a riempire la piazza a distanza di sicurezza. Ciascuno con il suo trolley, per chiedere al governo un rilancio concreto del turismo.
La Capitale, sotto un cielo grigio, alle 10.30 diventa cuore e culmine di una protesta che ha già colorato negli scorsi giorni le piazze di diverse città italiane, tra cui Milano, Firenze e Torino. Che prende il via con l’Inno di Mameli e con rapidi e incisivi interventi degli organizzatori e delle associazioni che hanno supportato l’iniziativa.
C’è grinta nell’aria. Nello slalom tra gli agenti fermi a fianco dei loro trolley – in ascolto e a supporto di chi è al microfono – si respira la passione per il proprio lavoro, la determinazione. E anche paura, disperazione per una crisi che, se non combattuta con gli strumenti giusti, porta con sé lo spettro di tante chiusure.
Un mix di sentimenti e atteggiamenti che arriva alla fine di tre mesi lunghi. Un trimestre nero in cui tutto il comparto si è dovuto confrontare con le tante individualità e differenze, ma alla fine è riuscito a riunire circa 1.500 agenti che hanno almeno provvisoriamente deposto le singole bandiere, per riunirsi sotto un unico vessillo nazionale. Un traguardo storico, comunque vada.
Chiedono regole certe, lo stop dei distanziamenti, la cassa integrazione fino alla fine dell’anno, le agevolazioni per i prestiti, il fondo perduto, il diritto di portare avanti il proprio lavoro e mandare in vacanza tutta Italia, di non essere invisibili, di non restare fermi.
“Il governo ci conceda di vivere”, è scritto su uno striscione. “Non siamo fantasmi”, scrive un altro gruppo. Megafono, fischietti, qualche tamburello per far sentire la propria voce e la propria presenza. C’è anche un cane a fare da mascotte alla protesta degli agenti, che chiedono a gran voce risposte reali e rapide da parte del governo.
Saltano all’occhio gli striscioni bianchi con stampato in grassetto nero il nome della regione di provenienza. In quel carattere marcato si sente il peso di ciascun territorio di un Paese che è turistico per vocazione.
E man mano che la manifestazione entra nel vivo nel segno della coesione, tra le nuvole si fa largo pure il sole.
Giornalista professionista, redattore. Specialista nel settore viaggi ed economia del turismo e delle crociere dopo varie esperienze in redazioni nazionali tv, della carta stampata, del web e nelle relazioni istituzionali
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