by Roberta Rianna | 31 Agosto 2020 10:13
Prima il lockdown, poi l’estate di focolai e tamponi. Una mazzata pesantissima al turismo organizzato, come certifica l’Istat nei dati sul secondo trimestre 2020[1]. Quasi una Caporetto del settore con molte agenzie di viaggi al bivio dell’autunno: perseverare o arrendersi. Da qui l’appello di Luca Caraffini, amministratore delegato di Geo Travel Network, a «resistere, resistere, resistere» guardando al lungo periodo, quando si tornerà a viaggiare come un tempo. «A chi mi chiede un consiglio, rispondo sempre: vuoi davvero cambiare mestiere? Ha senso sacrificare la tua professionalità? Il panorama al di fuori del turismo è comunque desolante», è la riflessione condivisa da Caraffini con i colleghi.
«La crisi è innegabile – ammette – E se ora abbiamo un po’ di mare Italia, a breve non ci sarà neanche quello. Potremo vendere bene, probabilmente, Grecia, Spagna e le crociere. Il resto è una grande incognita. Si preannunciano tempi ancora più duri: non ci sarà ripresa né per fine anno, né forse nel 2021. Ma dopo sì: chi sarà rimasto sul mercato potrà raccogliere i frutti».
E nel frattempo? Esiste per caso una strategia di sopravvivenza? Di fatto, per le agenzie di viaggi non si intravedono alternative, né piani B. L’unica soluzione per Caraffini «è ridurre all’osso tutte le spese, anche quelle del personale quando terminerà la cig. Mettersi a vendere in prima persona e, magari, rinunciare per un periodo ai propri compensi. In poche parole: tenere duro, nella piena consapevolezza che i clienti hanno bisogno di noi». Perché quello che il top manager di Geo intravede tra le maglie ancora aggrovigliate del Covid è certamente una «forte stanchezza riguardo all’emergenza sanitaria e una grande voglia di tornare a viaggiare».
Dopo le proteste, le grida di allarme, le richieste al governo spesso rimaste inattese, ora il settore del turismo organizzato ha bisogno di fiducia. Di una motivazione per resistere. Tra le riflessioni giunte al nostro giornale dopo la pubblicazione dell’editoriale Covid, tutta colpa del turismo? Anche no[2], ce n’è una che vale la pena condividere: è quella di Enrico Scotti, decano del travel e fondatore di Advmanager, che all’orizzonte vede un nuovo mondo. «L’emergenza – ci scrive – durerà a spanne circa un paio d’anni e non sparirà per il fantomatico vaccino, ma per un naturale processo di assuefazione fra il virus e il suo ospite umano. Per questo tempo si andrà avanti con una serie di riaperture e ri-chiusure, anche se sempre meno gravi. Gli imprenditori più svegli questo l’hanno capito e Michael O’Leary, ad esempio, programma di tornare alla normalità forse nel 2022 o 2023».
«Ma la nuova normalità – riflette Scotti – non sarà il ritorno alla situazione pre-Covid perché certi processi di dematerializzazione delle imprese saranno irreversibili. Sulla carta l’aveva previsto il Gartner Group già a inizio millennio con la sua definizione di internet company e ora, come spesso accade nella storia, un evento fortuito, il Covid, sta funzionando da coagulo».
E le agenzie di viaggi? «Non disperiamo – afferma – Grazie alla loro flessibilità e bassa soglia d’ingresso, le adv continueranno a esistere e si riprenderanno in fretta. Almeno per i prossimi 10-15 anni non saremo ancora su Star Trek e quindi un presidio del territorio e delle persone ancora servirà». Sempre considerando che «le agenzie di viaggi, tra tutte le imprese sono quelle più resilienti».
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