Organizzazione dei territori e “biglietto integrato”, ovvero un metodo e uno strumento per il futuro del turismo italiano quelli tracciati dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento, in un forum che l’ha visto faccia a faccia con un economista accademico, Paolo Figini che non ha risparmiato osservazioni critiche sul deficit competitivo dell’Italia; prospettando anche lui un riscatto basato sull’unicità del brand Italia e sul ruolo cruciale della digitalizzazione.
Del resto il tema del forum “Il futuro del turismo in Italia dopo la pandemia” ha indotto sia il ministro che l’economista a spingersi oltre l’ostacolo del Covid. «Lo Stato – ha esordito Garavaglia – ha fatto la sua parte nella prima fase con operazioni-ponte, ovvero con fondi a sostegno delle imprese, per consentire a tutta la filiera, già dai prossimi mesi, a tornare a lavorare e fatturare: ne sono riprove i 2,4 miliardi di euro previsti per il settore nel recovery plan e la decontribuzione per chi torna dalla cassa integrazione».
Dal canto suo, Figini ha osservato: «Con il varo del Pnrr, che merita grande rispetto, affiorano comunque un po’ di ombre proprio per il turismo. Ne viene sottolineato il ruolo strategico del settore nell’economia italiana, ma non c’è ancora una contabilità nazionale che possa valutare l’effetto economico del suo rilancio perché è un comparto frammentato. E ancora: nel Pnrr ci sono i capitoli principali ma si fa fatica a capire la visione strategica: che tipo di turismo vogliamo ospitare. Sui numeri o sulla qualità, bisogna essere determinati a tracciare una roadmap, senza dimenticare poi la crisi climatica, tema centrale, che potrà stravolgere i contesti turistici».
LA VISION DEL MINISTRO. Garavaglia ha subito replicato che una prima visione del governo c’è: «Intanto quei 2,4 miliardi sono una realtà e con meccanismi sulla finanza si potrà avere un effetto leva e arrivare a 5 miliardi. Inoltre 1,8 miliardi di questo budget verranno messi a disposizione della riqualificazione e sostenibilità dell’offerta turistica, ben integrata nell’ambiente. Da qui le due priorità che ho già individuato: l’organizzazione dei territori che attraverso una grande piattaforma digitale dovranno intercettare e indirizzare i flussi turistici del futuro, dando la possibilità di predisporre pacchetti di offerta sia attraverso gli operatori che lasciando liberi i viaggiatori di organizzarsi le vacanze, dando loro uno “strumento” che diventerà strategico come il “biglietto integrato”: un documento di viaggio per favorire la mobilità turistica e raggiungere così con i mezzi che sceglierà il turista, destinazioni anche decentrate».
In altre parole, ci si dovrà affidare alla digitalizzazione non solo per informare ma «anche per indirizzare e organizzare il turismo dei territori, rendere appetibili prodotti diversi dai grandi attrattori come le città d’arte, quali ad esempio i borghi che dovranno essere facilmente raggiungibili».
Garavaglia ha detto esplicitamente che dopo la pandemia si dovrà tornare a fronteggiare l’overtourism con strategie già applicate: puntare ad un turismo di qualità, non quanto e non solo perché altospendente, ma legato alle eccellenze dei territori, fruibili da ampie fasce di turisti e viaggiatori.
«In tale ottica – ha infatti sottolineato – il digitale può aiutare tantissimo e dobbiamo mettere a sistema questo tipo di offerta che ben si integra col territorio, e portare per mano il turista-visitatore al di fuori dei normali circuiti delle grandi destinazioni: ad esempio nel Pnrr, c’è un progetto di mezzo miliardo di euro su Roma Caput Mundi, legato al Giubileo, allargato a tutto il centro Italia, portando così i flussi turistici al di fuori dei canali normali, e facendo scoprire altri luoghi».
Una linea di condotta in parte condivisa dall’economista Figini che ha aggiunto: «Riguardo all’hub digitale si tratta di un passaggio fondamentale per il turismo di domani: i tour operator devono assemblare ma al tempo stesso il singolo cliente può costruire il suo turismo con l’aiuto degli stessi territori che lo ospitano. Il viaggiatore deve poter capire come costruire la sua vacanza, passando da una prenotazione all’altra sia attraverso i t.o. che le grandi piattaforme come booking. Il futuro è aiutare il turista individuale a costruire la sua vacanza. Il portale del futuro turismo non dovrà più solo essere un informatore ma anche un organizzatore o assemblatore di servizi. Sarà davvero una sfida: basti pensare all’eccesso di domanda che arriverà dalla Cina che sforna migliaia di nuovi viaggiatori quasi ogni mese. La soluzione è lavorare su ciò che circondano i grandi attrattori come Roma».
IL PUNTO SU STAGIONALITÀ E LONG STAY. Garavaglia, infine, ha insistito sul suo metodo e il suo strumento per la mobilità: «Attrezzare al meglio l’offerta sui nostri territori d’eccellenza potrà favorire anche la destagionalizzazione. Già quest’anno, dalla costiera amalfitana a quella pugliese, fino alla Sicilia, ci sono offerte che propongono soggiorni anche a novembre. Così potremo davvero regolamentare i flussi. E sullo strumento del biglietto integrato prendiamo esempio da un competitor come la Spagna o mete long-haul come il Giappone dove vengono venduti voucher e biglietti per più destinazioni interne per invogliare il turista-viaggiatore a permanere fino a 10-15 giorni».
Al termine del forum è stata anche tracciate una prima previsione sull’andamento di questa stagione estiva: «Aver tolto, già da giugno, restrizioni per Usa, Canada, Giappone ed Emirati Arabi ci farà recuperare una parte di quei 27 miliardi di euro di incassi esteri che abbiamo perso nel 2020 ed inoltre avremo sicuramente un 10% di italiani in più che faranno vacanze questa estate. A conti fatti dovrebbe essere una staguione molto interessante per la ripresa di tutto il comparto».