Si torna a volare sui cieli cinesi, dopo la fine del lockdown dovuto all’emergenza da coronavirus. Nel Paese è stato ripristinato il 40% dei suoi voli – secondo l’agenzia di stampa statale Xinhua – per la maggior parte destinati a riportare i lavoratori nelle zone a più alta concentrazione di fabbriche, come ad esempio le aree industriali del fiume Yangtze e del fiume Pear.
Stando ai dati forniti dall’Ente per l’Aviazione Civile Cinese, il mese di marzo ha visto in media il decollo di 6.533 collegamenti al giorno (circa la metà rispetto allo stesso periodo del 2019), con un aumento del 20,5% rispetto a febbraio.
Tra i protagonisti della ripresa del traffico interno, ci sono naturalmente i viaggiatori provenienti dalla provincia di Hubei, e in particolare quelli in partenza dall’aeroporto dal Wuhan Tianhe International Airport, che ha festeggiato la riapertura dopo 76 giorni di chiusura con la partenza di 233 voli.
In attesa che anche i voli delle compagnie internazionali possano riprendere (secondo Forbes, United Airlines avrebbe intenzione di ripristinare a breve il collegamento tra San Francisco e Shanghai, ndr), per sostenere la ripresa del traffico aereo domestico, l’ente aeroportuale di Hong Kong ha deciso di acquistare 500mila biglietti aerei (per un totale di oltre 250 milioni di dollari), come parte di un più ampio piano di aiuti al settore del trasporto aereo del valore di quasi 600 milioni di dollari.