by Giorgio Maggi | 27 Novembre 2018 7:00
Innovazione digitale e mobile payment segneranno la rotta del business travel del futuro. E anche se le aziende italiane ancora non sono pronte, qualcosa si muove. «Sono due driver che promettono di aumentare i benefici sia dei travel manager, che dei viaggiatori», dice Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, facendo riferimento a un mondo dove, tra Internet of Things e nuove generazioni di viaggiatori (è millennial circa il 20% di chi viaggia per lavoro, mentre negli Usa la Generazione Y già rappresenta la maggior parte degli occupati), la tecnologia promette di sconvolgere in breve tempo pratiche consolidate e core business dei diversi attori in campo.
«Le sfide poste dal digitale sono diverse – prosegue Renga – Bisogna prima capire in quali campi del business travel la tecnologia può portare i suoi effetti, in quale modo cambiano i rapporti tra travel manager e viaggiatori, l’ampiezza della diffusione di uno strumento come il mobile, utilizzabile anche in viaggio per effettuare operazioni legate al travel management. E infine, quali saranno le mutazioni dell’avvento del digital sulle organizzazioni aziendali».
Ma qual è la percezione all’interno delle aziende di questa rivoluzione già in atto? Secondo l’ultima survey della Global Business Travel Association, in collaborazione con Us Bank, negli Stati Uniti le cose non sono così avanti come ci si aspetterebbe. Se infatti la maggior parte di travel buyer e provider dimostrano confidenza con i pagamenti digitali e contactless, il 49% non ha ancora chiari quali siano i reali benefici di tali innovazioni.
Ad esempio, mentre la diffusione delle chip card supera l’80% delle aziende intervistate, poca conoscenza c’è ancora sull’universo dei mobile payment. Solo il 18% delle aziende intervistate offre, infatti, ai dipendenti strumenti come i mobile wallet (ApplePay, Samsung Pay e Google Pay), e ancora meno (11%) confida nell’adozione di carte contactless. Per tutti, quindi, la soluzione è una sola: investire in formazione ed “educazione” dei viaggiatori su un tema ancora sconosciuto.
Non vanno meglio le cose tra le aziende italiane, dove nonostante i dati in crescita del leisure – +47% del mobile commerce di viaggi e +63% dei mobile payment – nel business travel tutto ciò che è digitale si fa largo a piccoli passi. «Si tratta, però, di una sfida avvertita da tutte le parti coinvolte nel processo di travel management», conclude Renga. Che cita, non a caso, tutti i campi di applicazione in cui, travel manager e viaggiatori, vedono la tecnologia come fattore-chiave. Le due categorie di attori indicano il digitale come uno strumento che potrà facilitare la fase decisionale del viaggio, oltre che i tempi della sua organizzazione. Nel caso dei business traveller, invece, i vantaggi risiederebbero nella maggiore produttività dei viaggi (riduzione dei tempi, efficienza logistica, facilità di rendicontazione), oltre che nel loro grado di soddisfazione grazie a una maggiore personalizzazione delle trasferte, magari attraverso l’utilizzo di app.
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