Così parlò Ortberg: «Inizia una nuova era». Così parlano i fatti: il 20 dicembre scatta il taglio di 2.199 lavoratori di Boeing, secondo un avviso depositato lunedì presso il Dipartimento statale per la sicurezza dell’occupazione, come riferisce il Seattle Times.
Il post sciopero, insomma, è tutt’altro che idilliaco, perché non si fermano i piani del colosso americano che – paralizzato per sette settimane dalla protesta dei 33.000 lavoratori, che ha comportato un salasso economico – ora intende ridurre i costi.
La firma del nuovo contratto – un aumento salariale del 38% in quattro anni, un bonus di ratifica del valore di 12.000 dollari e un pagamento aggiuntivo di 5.000 dollari che può essere versato ai lavoratori come parte della loro busta paga o verso il fondo pensione – e la fine del lungo sciopero non sono serviti dunque a riportare il sereno.
La Society of Professional Engineering Employees in Aerospace aveva già spiegato la settimana scorsa che in 438 – di cui 218 tra ingegneri e scienziati – avevano ricevuto la lettera di licenziamento, ma già a ottobre l’azienda aveva annunciato il taglio del 10% della forza lavoro, circa 17.000 posti e il ceo, Robert “Kelly” Ortberg, aveva detto chiaro e tondo ai dipendenti che «lo stato della nostra attività e la nostra futura ripresa richiedono azioni difficili. Dobbiamo resettare i livelli della forza lavoro per allinearli alla nostra realtà finanziaria». Detto, fatto.
I tagli– che «non sono il risultato dello sciopero», ha voluto precisare Ortberg – sono stati di vasta portata, colpendo i lavoratori degli stabilimenti in tutto il Paese, da Washington al Missouri, dall’Arizona alla Carolina del Sud, con un impatto sui dipendenti di tutte e tre le divisioni di Boeing: aerei commerciali, difesa e servizi globali. Non era previsto, però, che riguardassero anche i membri del sindacato locale dei macchinisti.
I dipendenti in uscita riceveranno servizi di transizione professionale e benefici sanitari sovvenzionati per un massimo di tre settimane, ha ricordato Boeing, oltre all’indennità di fine rapporto, pari a una settimana di retribuzione per ogni anno di servizio.
La notizia deflagra mentre l’azienda si barcamena per riprendersi dai problemi finanziari e normativi, dopo un 2024 da dimenticare, iniziato a gennaio con l’incidente a un 737 di Alaska Airlines, che aveva perso un portellone in volo. Le consegne hanno subito un forte rallentamento e la Federal Aviation Administration (Faa) ha limitato la produzione del 737 Max a 38 aerei al mese, una soglia che Boeing deve ancora raggiungere.
A ottobre, inoltre, l’azienda ha raccolto 21 miliardi di dollari in una nuova offerta pubblica di azioni con l’intenzione di utilizzare il capitale raccolto per il rimborso del debito, il miglioramento del capitale circolante, le spese in conto capitale e gli investimenti nelle sue filiali.