Dopo l’ultimo attentato a Londra la sfida della sicurezza per le destinazioni a forte vocazione turistica torna ad assumere i connotati di un’emergenza dov’è impossibile fornire certezze assolute. Da due anni il mondo dei viaggi convive con il terrorismo e con le azioni di quei “lupi solitari”, che talvolta rendono vane anche le più severe misure di vigilanza.
Proprio nelle ultime settimane sui media internazionali sono apparse le classifiche dei Paesi a rischio e di quelli considerati più sicuri. Un ranking sottoposto a un continuo aggiornamento. Entrano ed escono dalle black list destinazioni amatissime dagli italiani come Egitto, Turchia, Tunisia, Israele e Marocco, ma anche mete europee come Londra, Parigi, Berlino, Madrid. Una sequenza che fa da contrappeso a ogni coraggioso tentativo di campagne promozionali mirate a tamponare l’emorragia di viaggiatori. Anche se non ci sono ricette magiche per il ritorno alla normalità di destinazioni o interi Paesi colpiti da atti di terrorismo o instabilità interne, l’Economist Intelligence Unit ha stilato una sorta di vademecum per gestire il periodo di rilancio turistico. La priorità immediata, ad esempio, è quella di dimostrare, anche mediaticamente, la capacità di gestire le crisi eccezionali, tutelare i turisti-ospiti e garantire la sicurezza nei luoghi pubblici, anche attraverso azioni dimostrative di vigilanza.
Lo stesso rimpatrio di visitatori durante il picco della crisi è, secondo gli analisti, un fattore-chiave per il successo del rilancio: ne è un esempio eclatante quello di Bali dove, dopo il tragico attentato alla discoteca, è stato messo a punto un capillare piano di tutela degli ospiti internazionali. Ci sono poi le azioni collaterali a supporto del rilancio turistico, come ad esempio una mirata politica fiscale a favore di tour operator e agenti di viaggi esteri per incentivare il loro investimento operativo sulla destinazione.
Accanto a questi, in alcuni casi, c’è un’efficace azione di supporto attraverso veri e propri sussidi offerti ai vettori aerei per ripristinare rotte o aprirne nuove verso la destinazione o il Paese da rilanciare: è accaduto in Macedonia, dove il governo ha assicurato 8 euro per ogni biglietto aereo venduto dall’estero verso le proprie mete. Stessa operazione in Egitto, dove il supporto governativo alle compagnie aeree è stato ribadito anche nell’ultima edizione dell’Itb di Berlino. Ma anche in Thailandia, dopo la crisi del 2010, quando il governo ha provveduto ad attivare incentivi fiscali per le catene e compagnie alberghiere nazionali e internazionali a supporto della loro commercializzazione nei mercati internazionali.
Si calcola che a fronte di 1 dollaro investito dai governi sotto forma di incentivi o sgravi fiscali per il rilancio turistico, il ritorno in termini di introiti generati dai viaggiatori esteri oscilli tra i 2,5 e i 3,5 dollari.
Ranking, la nuova mappa delle mete alternative
In alcuni ranking, come quello apparso di recente sul britannico Daily Star, tra i Paesi più sicuri – nonostante la posizione geografica – ci sono il Qatar e gli Emirati Arabi, non a caso al centro di importanti azioni promo-commerciali con pacchetti turistici combinati con estensioni mare alle Seychelles, Mauritius e Maldive.
In Europa le destinazioni indicate come luoghi tranquilli sono Islanda, Finlandia, Austria, Estonia e Danimarca dove, e non a caso, si sono registrati lievi aumenti tariffari nelle sistemazioni alberghiere. In questi giorni, poi, il Regno Unito per l’attentato a Westminster e gli Usa, per le politiche restrittive dell’amministrazione Trump, appaiono agli occhi degli stessi operatori turistici mete in calo tra le preferenze dei viaggiatori, non più tra quelle consigliate senza riserve.
Ma c’è di più: il Foreign Office britannico ha stilato una graduatoria di mete alternative da scegliere senza esitazioni: Ungheria, Slovenia, Islanda, Nuova Zelanda, Singapore, Lussemburgo, mentre l’Italia è solo al 42° posto.
Tra gli enti del turismo dei Paesi a forte rischio terrorismo, emerge l’adozione di provvedimenti molto simili che riguardano restrizioni nell’emissione di visti (laddove sono necessari), monitoraggi digitali e controlli severi negli aeroporti, limitazioni nella concessione di permessi per visitare luoghi “sensibili” con misure di protezione tenute top secret.
La top ten dei Paesi più sicuri
- Finlandia
- Qatar
- UAE – Emirati Arabi
- Islanda
- Austria
- Lussemburgo
- Nuova Zelanda
- Singapore
- Oman
- Portogallo