La sfida dell’Egitto tra Nilo e antichi tesori

13 Novembre 07:00 2019 Stampa questo articolo

I geroglifici egizi disegnati sui libri delle scuole elementari sono tra i primi ricordi di studio che abbiamo. Ma se un tempo gli italiani erano abituati a passare dalla teoria alla pratica andando a vederli dal vivo, oggi sembra che il turismo stenti a tornare in quei luoghi. Al momento per i nostri connazionali l’Egitto è mare, che sia quello Rosso o il Mediterraneo. Come certificato dall’Ente del turismo egiziano alla Fiera di Rimini, gli italiani iniziano a riscoprire il Paese del Nilo, ma la stima dei flussi è bassa rispetto a quella di altri paesi europei.  Nel 2018 sono arrivati dall’Italia 421mila visitatori, che raggiungeranno il mezzo milione entro fine anno, ma il totale dei turisti internazionali  lo scorso anno ha toccato quota 11 milioni 346mila.

La sfida che l’Ente vuole vincere è riattivare il turismo culturale, non solo quello delle piramidi di Giza vicine al Cairo, ma anche quello dell’Alto Egitto. Luxor è una tra le più note città della parte sud del Nilo e rappresenta un punto di riferimento storico e culturale, definita “il più grande museo a cielo aperto” del Paese. Le sue bellezze spaziano dai siti monumentali tra i più famosi al mondo (tra cui Karnak, Abu Simbel, i templi di Luxor, le Valli dei Re e delle Regine) alle bellezze naturali del lago Nasser. Siamo nei luoghi dell’antica Tebe, patrimonio dell’umanità Unesco, alla cui scoperta, conservazione e valorizzazione gli italiani hanno dato un importante contributo. E proprio gli studiosi del Museo egizio di Torino sono stati ospiti del Governatorato, in occasione delle Giornate italiane a Luxor (30 e 31 ottobre), per inaugurare pannelli permanenti presso la tomba di Nefertari e quella di Sethi I e raccontare le missioni di scavo italiane in quest’area tra il 1903 e il 1909.

Nel 2020, arriva l’inaugurazione al Cairo del Grand Egyptian Museum, detto anche Museo di Giza o Gem: il museo egizio più grande al mondo, presso il quale stanno confluendo  manufatti come il colosso di Ramses II, alto 13 metri e trasferito nel 2006 dal Cairo a Giza, o i carri del faraone Tutankhamon.

A Luxor per le Giornate italiane
Una serie di incontri tra professionisti italiani ed egiziani, al fine di implementare le relazioni, le conoscenze e le occasioni reciproche di crescita. Da questa idea nascono le “Giornate italiane a Luxor” volute dall’Ambasciata d’Italia al Cairo, in collaborazione con il Governatorato di Luxor. Due giorni di appuntamenti, tra il 30 e il 31 ottobre, che hanno visto la realizzazione di workshop dedicati ai temi dell’artigianato, della cultura, della cucina e dell’archeologia.

«Le Giornate italiane a Luxor – spiegano gli organizzatori – hanno promosso una maggiore conoscenza, presso gli operatori del settore, delle grandi opportunità offerte da questa regione e hanno avviato iniziative concrete per coglierne appieno il potenziale».  Quindi artigianato, archeologia, ma ovviamente anche molto turismo con la presenza tra i relatori dei panel di Alpitour con Germana Anania, di Tui con Quirino Falessi e di Eden Viaggi con Jacopo Guzzini. «L’evento si inserisce in un contesto di crescente richiesta, in Italia, di un turismo culturale e di qualità – spiegano gli organizzatori – Sono quindi naturali le complementarietà con l’imponente e diversificata offerta di siti che l’Alto Egitto offre, soprattutto lungo il Nilo». Un’occasione che si è rivelata un tale successo da spingere gli organizzatori a proporne da subito una nuova edizione nel 2020 e trasformarla così in un appuntamento annuale.

L’ambasciatore italiano Cantini: «Una relazione lunga duemila anni»
Sono passati circa 2000 anni da quando l’imperatore Adriano organizzava le prime visite, per così dire turistiche, degli italiani in Egitto. Ed è stata una presenza costante nei secoli, che dopo alcuni momenti di vuoto a cavallo del 2010 ora inizia a tornare.
«Per un certo periodo, il numero dei nostri connazionali in visita in questa area archeologica e in Egitto in generale, è oggettivamente diminuito – ha spiegato l’Ambasciatore italiano in Egitto, Giampaolo Cantini, in un incontro a latere delle Giornate italiane di Luxor che si sono tenute a fine ottobre scorso – Ma negli ultimi anni gli italiani stanno iniziando a tornare e siamo convinti che il turismo culturale e archeologico in questo Paese sia destinato a crescere nuovamente».

Si tratta di un interesse, quello tra la cultura italiana e quella egiziana, che dura da secoli. Per averne la percezione basta pensare all’importante contributo che diedero all’archeologia del luogo due studiosi italiani come Giovanni Battista Belzoni ed Ernesto Schiapparelli.  A questo si somma la passione tutta italiana per i luoghi della cultura e la lunga storia di conoscenza tra i due popoli. «La nostra percezione – ha spiegato l’Ambasciatore – è che ci sia molta attesa per il ritorno dei nostri connazionali».

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